Recensione di   Roberto Flauto Roberto Flauto

Palindromes

(Film, 2004)

Aviva mina l'anima viva

 

Adolescente (s.m.) - Dicesi di chi sta lentamente guarendo dall'infanzia.

(Ambrose Bierce, “Dizionario del Diavolo")

 

 


 


Felice, ma lei ancora è sempre diversa.
È notte là, anche nei piccoli sogni, lontani, svaniti.
Dolore, incomprensione, tristezza: ecco tutto.
Vuole piuttosto quella vita spenta, mai piena.
Morte di desideri strappati.
Finzioni senza autentici sentimenti, inutile davvero.
Domanda: una bambina da amare?
Farsi vuole adulta, vita vuota là, causa la fine della notte nella voglia infinita.
Insegue davvero bugie: amore, gioia, maternità.
Immagini soltanto sono. O realmente esistono verità?

Figlia e Mamma sono sole: è lei!
In effetti, sorgono perciò paura e dubbi:
avere partner, senza ricerca di vita però, altri:
gli ormai perduti, sconfinati sogni di innocente, dolce.
Lei ancora cerca speranze e desideri con occhi splendidi.
Unica cosa, una richiesta, è:
“Aviva mina l’anima viva!”
È richiesta una cosa unica:
splendidi occhi con desideri e speranze.
Cerca ancora, lei, dolce innocente, di sogni sconfinati.
Perduti, ormai, gli altri però: vita di ricerca senza partner,
avere dubbi e paura, perciò sorgono effetti in lei: è sole!
Sono Mamma e Figlia: verità!
Esistono realmente o sono soltanto immagini?
Maternità, gioia, amore: bugie davvero?
Insegue infinita voglia, nella notte della fine, la causa: la vuota vita adulta.
Vuole farsi amare da bambina?
Una domanda davvero inutile.
Sentimenti autentici, senza finzioni, strappati desideri di morte.
Piena, mai spenta vita, quella. Piuttosto, vuole tutto.
Ecco: tristezza, incomprensione, dolore, svaniti, lontani.
Sogni, piccoli nei, anche la notte è diversa sempre.
È ancora lei, ma felice.

 

 



Testo bifronte e palindromo (parola per parola), come la storia di “Palindromi”, come la storia di Aviva, come spesso lo sono anche la vita e il mondo – quello che abitiamo e quello che ci abita. Si compone di 232 parole, altra componente palindroma, e si dispone su 33 righe (anch’esso numero palindromo), divise in due blocchi di 16 + 16, con al centro la frase: “Aviva mina l’anima viva!” (palindroma a sua volta, lettera per lettera). Da qualsiasi parte si legge, il senso della mia “recensione” (o del mio racconto), la situazione di Aviva, cambia – in meglio – non appena si giunge alla frase centrale. La sola cosa che varia è la punteggiatura, ma non le parole, così come a cambiare sono le attrici (ben 8, e tutte diverse: minute, grasse, nere, bianche, giovani, adulte, c’è anche un maschio) ma non il personaggio. (Aviva resta sempre Lei, a prescindere da ogni punteggiatura esistenziale).
 

Ma questo per me non è stato un mero esercizio di stile. Perché dentro il testo c’è lei, Aviva, le sensazioni che ho provato, e il racconto unico di Palindromi, un film che narra la storia di questa ragazzina (bambina/donna) di dodici anni che vuole a tutti i costi diventare madre. I genitori la fermano in tempo, ma lei scappa di casa con lo scopo di rimanere incinta, ritrovandosi immersa in un modo ignoto, seducente e pericoloso.
 

E quindi Aviva mina l’anima viva: la sua inestinguibile fiamma brucia l’esistenza, esplode in tutta la sua poetica potenza. Anche nella macchina di uno sconosciuto, in una cantina piena di sogni e mostri, nella camera squallida di un motel, nei discorsi con il mondo, tra gli alberi di un bosco. Aviva è bambina, ragazza, donna, figlia, madre, compagna, sogno, compagna, madre, figlia, donna, ragazza, bambina. È un palindromo: perché per quanto il mondo e la vita cerchino di cambiarla, lei rimane sé stessa.
 

E mi piace pensare che, ovunque si trovi, sia felice.