Recensione di   Roberto Flauto Roberto Flauto

November

(Film, 2017)

L'amorte

Ipnotico, magnetico, attraente.
E disorientante, disordinato, surreale.
Come l'amore di cui racconta, quello assoluto.
L'amore in senso lato, ma di quel triangolo composto da Lei, Lui, L'altra.

(Lei) L'amore indiscriminato, consapevole, che tende a liberare la persona amata, perché contempla la rinuncia pur di vederla felice, e che ti porta a inabissarti nelle profondità del tuo cuore e, pur mutato, frammentato, saccheggiato, è un amore che resiste all'usura del corpo, del tempo, lasciando semi di purezza che forse saranno colti, tra un miliardo di anni su un pianeta sconosciuto popolato di Kratt che mescolano materia organica per creare degli umani che lavorino per loro.

(Lui) L'amore travolgente, ingenuo, esplosivo, che ti porta di notte nel bosco ghiacciato che hai nel cuore, e che solo la scure della persona amata può rompere, può sciogliere, colmando di senso ogni cosa, l'amore che ti cristallizza e ti porta oltre i limiti di te stesso, l'amore che ti fa diventare "capace" di tutto, di sfidare senza timore il diavolo - ma non capace come un uomo, ma capace come l'acqua: che assume ogni forma, che si trasforma e si diventa ogni istante.

(L'altra) L'amore che si nutre di sé stesso, che ripete la nascita, che bendato cammina verso l'ignoto, che di notte a occhi chiusi passeggia sul tetto - e che è poi l'amore stesso e che vuole soltanto essere.

Un film denso, pieno di mostri che sono amore e morte (che poi sono la stessa cosa), pieno di momenti che sono eternità che non ce l'hanno fatta. November è il racconto dell'amore ai tempi dell'umano.