Dissolvenza in blu

 

 

Mangiare una pesca. Andare in bicicletta – è primavera appena nata, piovono fiori. Ascoltare il mare, di notte, l’odore del buio. Tutti i quaderni di quando ero piccolo. I dinosauri, specialmente il diplodoco. Quando viene la febbre. Restare seduti al proprio posto in sala fino all’ultimo secondo dei titoli di coda. I suoi capelli intrusi in un bacio nel vento. Le panchine. Passeggiare lentamente, ascoltando la musica che ami. L’acqua bollente sulla pelle. Uno sbaglio. Un pomeriggio di dolce far niente. Le scatole di pastelli. I gomitoli. Capirsi senza parlare. Cantare senza sapere le parole. La prima frase scritta con una penna nuova. Il modo in cui si aprono i libri avuti in regalo. Capire i discorsi di tuo padre, che hai sempre considerato poco importanti, quando ormai sei grande. Le pozzanghere. Quando finisce una poesia. L’attesa. Aprile. I punti e virgola. “Fammi sapere quando sei a casa”. Le pile di libri. L’odore della pioggia, la pioggia stessa, ogni pioggia, quando piove e piovo anche io. Svegliarsi prima di tutti. Le cose che non conosco. Scrivere ovunque e sempre. I baci agli angoli della bocca. Tagliare la frutta. I fumetti. Il rumore dell’infinito cantato dalle onde che si frangono a riva. Le cose soltanto mie, le piccolissime cose che nessuno potrebbe mai comprendere davvero, perché il mondo è soltanto mio e io sono tutto. Quando nasce una poesia. Una musica inaspettata, riascoltata dopo tanto tempo. Le luci tremolanti. I destabilizzanti gesti di irrefrenabile gentilezza – gratuiti, improvvisi, letali. Correre. Fare le divisioni. Viaggiare da solo. La geometria. I temperamatite. Le tende. I vocabolari. La memoria olfattiva. I tuoni. Scambiarsi i regali. Scegliere una cornice. Ascoltare i battiti del cuore. Gli atlanti. Le finestre. Preparare la cena. Guardarsi negli occhi, non dire niente, dire tutto, sfiorarsi le mani, scoprirsi sereni. Fare l’amore fino a stordire i sensi. Il fatto che bisogna imparare a nascere, perché vivi si diventa. Soprattutto, il fatto che tutto è crisalide, tutto è effimero, passeggero, intimamente poetico, frutto e seme di ogni scelta, e del caso, e della necessità, e delle discese libere all’inferno per inventare l’aurora, bruciare – bruciarsi – bagnarsi – di vita: di amore: di poesia: di me stesso. Che poi sono la stessa cosa. Perciò aspettami in ogni esistenza, in qualunque vita, domani, ieri, adesso, poi, sempre, sto nascendo, la luce mi acceca, ho paura, piango. Dissolvenza in blu.