Invisibilmente umano

Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha desiderato di essere invisibile. Per i motivi più vari. Da quelli più innocui e innocenti a quelli più inconfessabili. Non essere visto, passare inosservato, essere un puntino anonimo nella folla umana: il senso di sicurezza dell'assenza, dell'anonimato, la dolcezza di non avere responsabilità, di restare nell'ombra, di non essere altro che comparse. Non accade mai davvero, non fino in fondo, non come vorremmo. Perché siamo noi i protagonisti delle nostre vite, inevitabilmente. Eppure non facciamo altro che corteggiare l'invisibilità, con ogni mezzo possibile. Facciamo di tutto per dire agli altri e al mondo:
"non guardarmi, io non esisto".

Questo film, attraverso il mitologema dell'uomo invisibile, racconta, secondo me ottimamente, di un tema quanto mai attuale. Perché l'invisibilità di cui si parla è quella dell'uomo che perseguita, opprime, annienta e prosciuga. Lo stalker, appunto. Ho apprezzato molto questo film, benché ci siano forzature evidenti, in alcuni passaggi, ma che non mi hanno pesato più di tanto.

Lui decide di condurla alla follia, di spezzarne ogni legame, di renderla sola e isolata, vuole crearle il vuoto intorno (e dentro), fino a creare l'impossibile: instillare in lei il bisogno di lui. Per questo comincia a manifestarsi a "piccole dosi". Ma non ha fatto i conti con la sua volontà di vivere, di essere sé stessa, libera.
Il desiderio di vivere e più forte della paura di morire.
Lui ha creduto di aver spento il fuoco della vita, ma non è così.
Eppure dopo quella fuga nella notte (che incipit meraviglioso!) ha creduto che l'invisibilità gli sarebbe bastata per riprendersi quella che lui considerava una sua proprietà. Ma è stato proprio il suo continuo soffocare a far esplodere il fuoco primigenio, vitale, esplosivo, di questa donna, le cui onde esistenziali, come quelle a inizio film, cancellano i titoli, i nomi, che gli altri le impongono.

Ho molto apprezzato le atmosfere, quella tensione ansiogena di fondo, come nella scena della soffitta, o quella del letto (le scena in cui lui sfila le coperte mi ha ricordato I See You). Ma mi sono piaciute anche le scene action, in particolare quella che avviene a casa, con lei scaraventata ovunque. Un grande thriller, molto coinvolgente. Che parla a chiunque, e non soltanto all'uomo che perseguita.

Perché, in qualche modo, anche noi, ognuno di noi - uomini, donne, padri, madri, l'individuo in ogni sua veste sociale - possiamo causare dolore, creare ferite che possono tramutarsi in squarci tremendi, mortificare il nostro partner o chiunque altro, umiliarne i sogni, soffocarne i desideri, le aspirazioni, i sorrisi. Perché non siamo in grado di cogliere un silenzioso grido di aiuto, perché siamo ciechi a certi dettagli, perché diamo per scontato, perché la nostra insensibilità ci offusca la vista, per un attimo soltanto, ma gli attimi durano vite intere. Voglio dire, nessuno di noi è L'uomo Invisibile, ma in quanto umani siamo molto bravi a creare momenti di infinita invisibilità. Eppure, proprio in quanto umani, siamo in grado di riparare le crepe, di ricucire i tagli sulla tela del reale, a non essere invisibili e riuscire a dire, infine, con fatica, balbettando, carichi di emozione, alle persone che amiamo:
"guardami, questo sono io".