Bubba Ho-Tep è molto più di quel che sembra.
Un film strampalato, una commedia a tinte horror, un racconto che si muove tra la comicità - a volte quasi demenziale - e il soliloquio esistenziale, che ha un abito barocco e sfarzoso ma nel cui petto batte un cuore colmo di tristezza, carico di malinconia, velato di assenza.
Sì, Bubba Ho-Tep è molto più di quello che sembra.
Un film dal soggetto assurdo, un racconto comico, grottesco, ma dal cuore di tenebra, oscuro e profondo.
Perché pone al centro della sua narrazione la vecchiaia, la vita che sfuma, i dolori della solitudine, della nostalgia più feroce e tagliente.
Ho provato molta compassione per questo Elvis stanco, disilluso, arreso alla vita, arenato in una casa di riposo in attesa della fine, in balia di ricordi e tormenti. E lo ho amato molto. Insieme all'amico convinto di essere Kennedy, riuscirà a dare un senso ai suoi ultimi istanti, combattendo e vincendo contro la mummia, riuscendo a non perdere la sua anima, esalando gli ultimi respiri sotto un cielo stellato.
Dietro il velo della commedia e della leggerezza, si nasconde, nemmeno tanto implicitamente, un senso di profonda malinconia, un alito di tristezza che, con l'arrivo della vecchiaia, si trasforma in un vento gelido.
E allora non ci resta che diventare Elvis, almeno per una notte, l'ultima, e cercare di vivere pienamente la nostra vita.