American Murder - The Family Next Door

Vidi questo film senza sapere nulla, perché attirato dal sottotitolo: The family next door. Mi rimandò immediatamente al libro di Ketchum. Mi aspettavo una storia carica di orrore, e così è stato. Il documentario è perfetto, non avevo mai visto niente di simile. Probabilmente, l'idea di costruire un film attraverso queste modalità (immagini e riprese della polizia, filmati personali, ecc.) può segnare il genere.

Sta di fatto che entrare nella vita e nella morte di questa famiglia della porta accanto è un'esperienza sconvolgente. All'inizio faticavo a credere che potesse essere tutto "reale", che quelle immagini fossero davvero autentiche. Quella felicità condivisa sui social, carica di tenerezza e malcelata tristezza, inquieta e disorienta fin dall'inizio. Gli abbracci di quel padre che pare l'uomo perfetto, che gioca e sorride con le figlie, sembra incredibile provengano dallo stesso uomo che strangolerà con una coperta le sue due bambine di quattro e tre anni. Vedere il modo in cui si è comportato nelle ore e nei giorni seguenti è davvero tremendo. Lui che chiede alla tv che ritornino a casa, quando il giorno prima ne aveva seppellito i corpi. Dio mio, che orrore di persona. Una storia atroce, anche (forse soprattutto) per coloro che restano. Penso ai genitori di Shanann, per esempio. Alle sequenze conclusive in tribunale. Così come la confessione al padre, la prova del poligrafo, gli sms di lei, la mostruosità di quest'uomo che accusa la moglie. Agghiacciante tutto ciò. Mi ha scosso profondamente.

E poi, oltre ai "fatti", all'atroce vicenda narrata in questo doc che potremmo definire "asettico" (in senso buono: mi riferisco alla sua narrazione priva di sciovinismo, di esaltazione della vittima, di condanne e prese di posizione, di psicologia spicciola), ecco, oltre a tutto questo, ci sarebbe tantissimo altro da dire a proposito del nostro rapporto coi social, dell'oscena bassezza di cui l'uomo è capace, di femminicidio, di violenza di genere, delle menzogne che sappiamo raccontare e raccontarci, di quanto possiamo tacere, quanto siamo disposti a perdonare, quanto siamo capaci di fingere, in ogni senso possibile, e tanto altro ancora.

Ma penso a quelle due bimbe che entrano nella camera dei genitori (il luogo che secondo certa psicologia è il primo mondo che il bambino vuole scoprire e conoscere, la prima soglia da attraversare) e trovano la madre morta, e questo stronzo che le porta via, loro sedute in auto col cadavere della mamma, e loro che ovviamente si fidano, è il loro papà, lo stesso uomo che le ha abbracciate così tante volte, le sua mani sono le più sicure del mondo, non potrebbe mai far loro del male...