Recensione di   Rael70 Rael70

Tunnel

(Film, 2016)

Un tunnel come specchio della società

Molti ricorderanno il film del 1996 di Rob Cohen con protagonista Sylvester Stallone che tanto successo riscosse in quell'anno mentre nel 2019, il film norvegese “The Tunnel - Trappola nel buio” fu decisamente un flop.

 

In mezzo a questi due lavori ritroviamo “Tunnel” del 2016 ad opera del regista coreano Kim Seong-hun (che scrive anche la sceneggiatura) che con questo film vincerà il Festival di Valenciennes e il BIFFF di Bruxelles dell'anno seguente.

 

Il regista grazie a questo lavoro inizierà ad essere conosciuto per poi raggiungere il successo con la serie tv a tinte horror “Kingdom”, trasmessa da Netflix in due stagioni, che viene considerata una piccola perla.

 

“Tunnel” ha come protagonista un attore conosciuto al pubblico europeo: Ha Jung-woo.

Impossibile non ricordarsi della sua interpretazione in “The Chaser” di Na Hong-jin o in “The Terror Live” di Byung-woo Kim o nel sorprendente “Mademoiselle” del Maestro Park-Chan wook fino ad arrivare al recente e deludente “Ashfall”, insomma un attore di consumata esperienza che presta il suo volto a Lee Jung-soo, un venditore di automobili che ha appena concluso un ottimo affare (ha venduto 8 autovetture in un colpo solo) e sta per tornare a casa dalla piccola figlia e dalla moglie Seyhun.

Dopo aver fatto il pieno prende la strada che lo porterà verso casa, strada che passa per il Tunnel Hodo della lunghezza di 2 Km.

L'uomo non vede l'ora d'informare la moglie del successo lavorativo e assicura che sta per portare alla figlia una sorpresa: una bella torta come piace a lei.

Una volta entrato nella galleria, dopo poche centinaia di metri l'illuminazione si spegne all'improvviso e Lee non capisce cosa stia accadendo…

Nonostante l'energia elettrica ritorna poco dopo, Lee è alquanto impaurito ed inizia a sentire delle vibrazioni provenienti dal tetto del tunnel…

Tutto sta crollando e all'improvviso Lee sviene, risvegliandosi miracolosamente incolume all'interno dell'abitacolo completamente distrutto.

Lee è completamente scosso ma contemporaneamente capisce che è stato miracolato e cerca subito il suo telefono per comunicare all'esterno e, con grande fortuna, riesce a chiamare il 199 (il 112 coreano) e riesce a dare poche ma utili informazioni.

Poco dopo arrivano i soccorsi che non si attendono di vedere un simile disastro: il tunnel è collassato a causa della montagna franata e Lee è sepolto in mezzo, chissà dove e a chissà quanti metri di profondità…

Da questo momento parte il film che ha il grande pregio di non mostrare nessun eroe ma di mantenere, per quanto possibile, una visione realistica della vicenda: Lee ha solo due bottigliette d'acqua e la torta della figlia per sopravvivere mentre i soccorritori devono, innanzitutto, capire dove si trova e in quale punto perforare decine di metri di roccia…

 

La moglie Seyhun è lo specchio del dramma familiare reale: umile e mingherlina, vorrebbe fuggire da questo immenso frastuono fatto di fotografi, giornalisti, intervistato e telegiornali che, al contrario, sono divorati dalla smania di mostrare al pubblico il dolore rendendolo spettacolo da prima serata.

 

Il Primo Ministro sembra, ma non so quanto sia realistico, essere dalla parte della vittima e della sua famiglia, al punto tale da ordinare una Commissione d'indagine che scoprirà, nel corso del film, che almeno il 70% dei tunnel della nazione non sono a norma e rischiano di fare la stessa fine di quello di Hodo, tutto questo per la corruzione delle aziende costruttrici.

 

Diventerà sempre più intenso il rapporto tra Lee e il Capo dei soccorritori, un rapporto fatto di una breve telefonata ogni 24 ore per risparmiare la batteria e nel contempo Lee deve usare la torcia il meno possibile rimanendo, per gran parte della giornata, al buio.

 

Se la storia sembra alquanto statica e noiosa cambierete idea perché il film, ad un tratto, mostrerà una variante che peggiorerà la situazione.

 

Consigliato.

di Rael70