Sembra facile raggiungere la Luna ma andarsene?

Sono sempre rimasto affascinato dal cinema coreano contemporaneo e dai suoi registi più capaci: 

  • Kim Jee-Won che nel 2003 strabiliò il mondo con quel Capolavoro assoluto di “A tale of two sisters” e  che nel 2010 fu autore del bellissimo “I saw the devil”;
  • Bong Joon-ho che si mise in luce con l'eccelso “Memories of murder” del 2003, che raggiunse la notorietà mondiale nel 2013 con “Snowpiercer” e che nel 2019 arrivò laddove nessuno mai aveva, neanche lontanamente, immaginato, ossia vincere l'Oscar come miglior film con “Parasite”;
  • Park Chan-wook  che nel 2002 diresse l'ottimo “Mr. Vendetta” e l'anno seguente realizza uno dei film più belli della Storia del Cinema, quel “Oldboy” la cui sceneggiatura viene, tutt'ora, studiata ed analizzata nelle scuole di cinema mentre nel 2005 con “Lady Vendetta” chiude la "Trilogia della Vendetta" che grande notorietà gli aveva procurato e non ancora sazio dirigerà due pellicole come “Stoker” del 2013 e “Mademoiselle” del 2016 di altissimo livello artistico;
  • Na Hong-Jin con il sorprendente esordio di “The Chaser” del 2008 seguito dallo strepitoso “Goksung” del 2016;
  • Yeon Sang-ho autore del più bel film sugli zombie di sempre, quel “Train to Busan” del 2016 che rimarrà una gemma straordinaria e del “Psychokinesis” del 2018 che denota la sua capacità di confrontarsi con i comic movies;
  • Kim ki-duk, il papà artistico dei suddetti registi, il maestro che incarnò lo spirito cinematografico coreano.

Anche questo “The Moon” è opera di un regista coreano, Yong-hwa Kim, un cineasta che personalmente sconoscevo fino ad oggi e che con questo film inizia ad affacciarsi alla ribalta internazionale.

 

Interpretato interamente da attori coreani, la pellicola descrive i tentativi della Corea del Sud di riuscire a portare un proprio equipaggio ad atterrare sul nostro satellite.

Il primo lancio, sebbene il governo sia molto fiducioso, si rivela una catastrofe: dopo qualche decina di secondi dal lancio il razzo esplode e i tre ragazzi dell'equipaggio muoiono all'istante.

La nazione è scossa e sconcertata ma il governo vuole subito cercare la rivincita ed inizia a far allenare un nuovo equipaggio con una versione aggiornata del razzo.

Tra i componenti del nuovo equipaggio c'è Hwang Sun-woo che è il figlio del comandante perito nel precedente volo e che è motivato a raggiungere la Luna in nome e per conto di suo padre.

Il secondo decollo è perfetto e finalmente la navicella inizia ad avvicinarsi al satellite ma in una delle uscite extraveicolari di due membri dell'equipaggio che si ritrovano, loro malgrado, a riparare i danni dovuti ad una inattesa tempesta solare, la fuoriuscita di carburante genera una esplosione…

L'inatteso incidente uccide un astronauta mentre il comandante è gravemente ferito e la sua tuta va sempre più perdendo ossigeno…

Purtroppo anche egli morirà e Hwang si ritroverà ad essere l'unico superstite su una navicella che ormai ha le ore contate: il sistema di riscaldamento è andato e lui è condannato, inesorabilmente, a diventare un pezzo di ghiaccio entro pochissimo tempo.

A terra il Comando Missione è incredulo e il capo della operazioni non sa che pesci pigliare: ancora una volta la Corea è destinata a perdere tutto il suo equipaggio.

In un tentativo disperato il governo chiede a Sol Kyung-gu (responsabile della prima missione che diede le dimissioni dall'agenzia spaziale coreana dopo il disastro) di ritornare a dirigere le operazioni: nessuno conosce la navicella come lui visto che è stato l'ingegnere capo progettista.

Sol rinuncia dichiarando che ha promesso a se stesso di non voler essere più responsabile della vita di nessuno ma non appena gli viene detto che l'unico astronauta superstite è il figlio dell'ex comandante, di cui era amico fraterno, cambia idea e decide di buttarsi a capofitto in questa impresa disperata: anni prima ha perso il padre, stavolta farà l'impossibile per non perdere il figlio…

Riuscendo ad attivare procedure inusuali (che neanche Hwang conosceva), Sol riesce in un miracolo: far abbandonare la navicella e riuscire a far atterare l'astronauta sulla Luna.

Laddove il padre non riuscì, il figlio diventa il primo coreano a calcare la superficie lunare…

Hwang evita così di diventare un ghiacciolo umano ma la sua sopravvivenza sulla Luna durerà pochissimo se non s'iniziano a determinare le procedure per staccarsi dal satellite e prendere un passaggio per la Terra…ma da chi e come?

Il film deve ancora partire: Hwang e noi spettatori ne vedremo di tutti i colori!

Film intriso del classico patriottismo coreano che, ad ogni modo, si può sopportare (non come quello spudorato cinese).

VFX che non hanno nulla da invidiare a quelli hollywwoodiani (sembra davvero di stare sulla Luna) e un ritmo incessante che farà la gioia degli amanti del genere.

Da vedere per una serata avvincente.

di Rael70