Il più bel film subacqueo della Storia del Cinema

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1989, un anno di Cinema contraddistinto da parecchi successi rimasti impressi nella memoria degli spettatori: dal “Black Rain” di Ridley Scott con la coppia Michael Douglas – Andy Garcia che vanno ad indagare nel lontano Giappone al “A spasso con Daisy” di Bruce Beresford, vincitore di 4 Premi Oscar, con la coppia Jessica Tandy – Morgan Freeman, dal divertentissimo e spietato “La guerra dei Roses” di Danny De Vito con la coppia Michael Douglas – Kathleen Turner al primo e vero ruolo impegnativo per Tom Cruise in “Nato il quattro luglio” di Oliver Stone, dall’esilarante “Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi” di Joe Johnston al poetico “L’attimo fuggente” di Peter Weir con uno straordinario Robin Williams alle seconde parti de il “Ritorno al Futuro”, “La Mosca” e “Arma Letale” fino all’inspiegabile successo di “Senti chi parla” per poi terminare con l’immenso “Indiana Jones e l’ultima Crociata” con la coppia Ford – Connery da strappa applausi a scena aperta.

 

Ma, nonostante tutti questi film conosciuti in tutto il mondo, nel 1989 esce il quarto lavoro di James Cameron che, a quell’epoca, è già considerato un regista di primissimo piano: dopo “l’esordio” di “Piranha Paura” (esordio tra virgolette poiché Cameron, all’epoca specialista in SFX, fu reclutato all’ultimo momento per dirigere la suddetta pellicola ma dopo pochi giorni, a causa di reiterati scontri con la produzione, venne licenziato e il film fu terminato da un altro regista), tra il 1984 e il 1986 piazza due colpi da K.O come “Terminator” e “Aliens – Scontro Finale”.

 

Dopo Aliens, Cameron diventa un Re Mida che qualunque cosa diriga o produca attira gli spettatori in modo incredibilmente costante.

 

James, oltre ad essere un professionista della regia e degli SFX, è anche un grandissimo appassionato di attività subacquee e nel 1989, appunto, la 20th Century Fox da il via libera ad una delle più costose produzioni della Storia del Cinema fino a quel momento.

 

Tutto il ciclo produttivo (riprese incluse) sono costellate da una miriade di problemi tecnici, scontri ideologici tra le varie figure professionali presenti sul set, conflitti con la casa di produzione e quant’altro ancora. 

Alla fine di questo immenso sforzo produttivo gli incassi riuscirono a coprire i costi ma, concretamente, il film si rivelò un insuccesso nonostante i pareri dei critici sono dalla parte di Cameron.

 

Con un cast praticamente perfetto, da un Ed Harris in stato di grazia ad una Mary Elizabeth Mastrantonio misurata e credibile, a cui si aggiunge l’affezionato Michael Biehn (attore già presente nei precedenti lavori di Cameron), la storia si svolge negli anni novanta dove un sottomarino americano affonda nel Mar dei Caraibi a causa di uno scontro con un oggetto subacqueo non identificato.

 

Nei pressi in cui si trova il relitto c’è una stazione subacquea, di proprietà di una compagnia petrolifera americana, che potrebbe permettere ai sommozzatori della Marina di recuperare la testata nucleare presente nel sottomarino affondato prima che i Russi pensino ad attuare la stessa operazione.

Detto, fatto, una squadra di sommozzatori della Navy Seal arrivano nella stazione subacquea e il personale civile presente ha il compito di collaborare per poter permettere alla squadra di effettuare le direttive che gli sono state impartite.

 

I Navy Seal arrivano alla stazione con una sorpresa: insieme a loro, la compagnia petrolifera ha preteso che fosse presente anche Lindsey Brigman (Mastrantonio), progettista dell’intera stazione e moglie, separata, del Comandante della stazione Bud Brigman (Harris).

Fin da subito s’intuisce che l’ex coppia farà fatica a lavorare insieme per il bene della missione.

 

Al primo tentativo di esplorazione del relitto, uno dei componenti della Marina s’imbatte nella visione di un essere luminoso e, ovviamente, la sua versione non viene creduta dal resto dei componenti della stazione.

Ancora il film deve partire e ne vedremo delle belle…

 

Un lavoro che dura due ore e venti nella versione cinematografica che diventano due ore e cinquanta nella Director’s Cut e che non annoia in nessun momento.

 

Cameron utilizza il meglio che la tecnologia potesse offrire: non è facile far recitare gli attori con delle maschere che non fanno vedere l’espressione facciale allo spettatore ed invece Cameron riesce nell’intento con l’uso di maschere rivoluzionarie create apposta per il film; non contento di questo, Cameron usa il morphing computerizzato per la prima volta in produzioni cinematografiche di primo livello. 

 

In “The Abyss” ritroviamo la vera essenza del cinema di Cameron: tensione, drammaticità, senso di oppressione, azione, spettacolarità e capacità di far immedesimare lo spettatore nelle scene a cui si assiste.

Un esempio mirabile è la famosa sequenza della discesa verso il nero abisso a 4000 metri di profondità: una tensione insopportabile al punto tale che lo spettatore inizia a percepire problemi alla propria respirazione!

 

In realtà “The Abyss” è pieno di sequenze divenute ormai storiche e nonostante ciò è il film meno conosciuto dello straordinario regista canadese: tutti conoscono la saga di Terminator, tutti conoscono Aliens, tutti conoscono la saga di Avatar, tutti conoscono Titanic, molti ricordano True Lies ma davvero pochi sono quelli che si ricordano di questo lavoro.

Chi si ritiene essere un amante del Cinema non può non conoscere questo film.

Capolavoro.

 

di Rael70