N.3 - 2023, L'ESSENZIALE DA RICORDARE

Come avviene in tutti gli ambiti, anche in quello cinematografico si tirano le somme su quello che d’interessante è stato prodotto dalle varie case.

 

Per mia indole preferisco sempre evitare di nominare le delusioni, sia perché numericamente molto superiori alle soddisfazioni, sia perché ciò che mi delude, ad un altro spettatore potrebbe entusiasmarlo (e viceversa).

 

Prima di passare all’elenco tengo a precisare le seguenti cose:

  • Ho considerato i film che sono stati prodotti nel 2023 senza fare distinzioni (ossia senza considerare i diritti di visione differenti tra paese e paese);
  • Ogni anno escono svariate centinaia di film in tutto il mondo e ovviamente è impossibile vederne la massima parte pertanto appare palese che potrei non menzionare film dall’altissimo valore artistico ma che non mi sono passati tra le mani anzi tra gli occhi;
  • A prescindere dalla passione, non mi stanco mai di dire che ognuno di noi effettua una scrematura a monte (vedasi generi preferiti) ergo sarà difficile che un appassionato di cinefumetti non segnali film della Marvel, della DC o di altro editore così come sarà improbabile che un amante delle commedie e dei film comici metta in lista svariati film horror;
  • Anche se i film che ho ritenuto sufficientemente validi sono pochi, ho cercato ulteriormente di effettuare una scrematura mettendo in evidenza i motivi della mia scelta;
  • Nessuna lista sarà mai esaustiva, sia per i gusti personali di chi la redige, sia per l’impossibilità di vedere tutto e subito (ritengo sia normale vedere film, anche se ritenuti importanti dalla critica, uno o due anni dopo l’uscita in sala).

Fatte queste premesse procediamo con ordine chiarendo, fin d’ora, che il seguente elenco non è una classifica di merito (anche se non sarà così difficile individuare i film che ho ritenuto maggiormente meritevoli).

 

Shyamalan, a mio parere, sta attraversando la quarta fase della sua carriera: la prima inizia dagli esordi fino all’apice di “The Village”, la seconda da “Lady in the Water” fino ad “After Earth”, la terza è iniziata con “The Visit” ed è terminata con “Old” e adesso con questo “Knock at the Cabin” potrebbe aver dato inizio ad una nuova evoluzione artistica.


Il film riesce, una volta per tutte, a rimettere insieme, in maniera armoniosa, gran parte dei cliché tipici del regista nativo indiano, cosa che non gli era riuscita perfettamente nei film precedenti.
Interpretato in modo convincente dall’intero cast, il film riesce a mantenere l’essenza misteriosa fino alla fine e da questo l’intera opera ne guadagna; non siamo minimamente ai livelli di “The Village” e di “The Sixth Sense” ma questa volta Shyamalan non mi ha deluso.
Spero che da adesso in poi possa ritrovare la vena perduta perché può ancora dare tanto al Cinema.

 

Il film del 2018 della Bier, con tutto il rispetto, mi era apparso alquanto deludente e determinati giudizi della critica li ritenevo ingiustificatamente positivi.
Quest’anno ho voluto dare una possibilità a questo “Barcelona” dei fratelli Pastor sapendo che non si trattava di un prequel o di un sequel ma di una nuova avventura ambientata nella città spagnola.


La scelta si è rivelata soddisfacente in quanto la storia e l’intero film risultano molto più interessanti del precedente lavoro.
 

Certamente non siamo a livelli eccezionali ma, come si dice in questi casi, la pagnotta viene portata a casa poiché i fratelli Pastor elaborano la storia da un’altra prospettiva (nonostante le creature aliene che non bisogna osservare sono sempre le stesse del film con la Bullock), a mio parere molto più affascinante.
Ci sarà un sequel?
Potrebbe essere, in quel caso non mi rifiuterei di vederlo.

 

Si riforma la coppia da me amata nel bellissimo “The Call” del 2020: il regista Lee Chung-hyun e l'attrice Jeon Jong-Seo.

 

Questa volta nella parte di una vendicatrice, la Jong-Seo dimostra ulteriormente le sue notevoli capacità in un film che, seppur caratterizzato da una trama semplice e scontata (al contrario di “The Call”), riesce a prendere lo spettatore fin dalle prime sequenze senza perdersi in pause inutili e fuorvianti.

 

Una sorta di John Wick al femminile ma molto meno serioso e con meno implicazioni psicologiche.

 

Ne ho già parlato nella recensione e mi sono molto limitato perché avrei dovuto aggiungere il triplo delle cose scritte ma in ambito online preferisco sempre la sintesi alla profondità.

 

Film di alto livello tecnico ed interpretativo ma che rappresenta l'antitesi della filosofia registica di Nolan; cambiassero il nome dell'autore da Nolan a Stone nessuno se ne accorgerebbe.

 

Per me è una occasione persa e siamo già a quota tre (Dunkirk, Tenet e Oppenheimer): a quando il Nolan d'Inception ed Interstellar?

 

Sbandierato come un sequel di “Searching” del 2018, in realtà è un film completamente differente come storia e personaggi.

Del precedente film viene ripreso l'uso degli strumenti informatici tipici della quotidianità attuale (pc, smartphone, social media, mail, messaggistica, Youtube, etc.) ma tale uso è prettamente estetico anche se il film fa intuire i pericoli connessi all'uso della tecnologia digitale.

 

E' un thriller fatto bene che nella seconda parte scombina completamente le carte e questo è uno degli obiettivi che ogni thriller dovrebbe avere.

Non è un film di ragazzini che smanettano o hackerano come potrebbe sembrare ma è una storia che, seppur romanzata, potrebbe capitare nella realtà.

 

Come ho già scritto nella recensione questo è il film conclusivo sul personaggio di Indiana Jones e, come appassionato della saga, mi ha lasciato completamente soddisfatto.

 

C'è tutto quello che ogni fan può chiedere e sebbene non sia un lavoro perfetto occorre dire che Mangold ha fatto davvero del suo meglio.

Nettamente superiore al precedente “Regno del teschio di cristallo”, questo film farà cadere, nel finale, qualche lacrimuccia ai più…

 

Il miglior horror dell'anno? 
Per quel poco che ho visto si, sebbene non si tratti di un vero esponente del genere bensì di una storia decisamente drammatica contestualizzata in modo orrorifico (e nemmeno tanto) come avevo scritto nella recensione.

 

L'esordiente Laura Moss realizza un lavoro davvero molto interessante e sicuramente ha dato prova di grandi capacità che si spera possano vedersi anche in futuro.

 

Basato esclusivamente sulle interpretazioni splendide delle due attrici (la Ireland, soprattutto, è da brividi veri), il film scorre via con coerenza, senza buchi e senza inutili pause e contiene una storia che è molto più profonda di quello che potrebbe sembrare ponendo come fulcro l'eterna diatriba tra Scienza ed Etica che raggiunge livelli di straordinaria tensione.

 

Come avevo scritto nella recensione, con questo film Aster alza ancor più l'asticella rispetto a “Midsommar” con cui, al confronto, si rivela essere più affascinante, più stratificato e ancor più ambizioso.

 

Non è un horror come i due precedenti lavori del regista newyorkese bensì un film interamente allegorico la cui chiave di lettura deve essere cercata usando le tipiche modalità delle figure retoriche.

 

Non è un capolavoro (la durata non aiuta a comprendere meglio la situazione semmai la complica ulteriormente) ma certamente dimostra, ancora una volta, la grande professionalità del regista americano.

 

Il miglior thriller dell'anno?
Per me si.

 

Alla pari della Moss di “Birth/Rebirth”, Grant Singer esordisce con questo film di cui è anche sceneggiatore e il lavoro realizzato dimostra che il giovanissimo regista americano di appena 38 anni ha le carte in regola per farsi apprezzare anche in futuro.

 

Basato su una ottima interpretazione di Benicio Del Toro, il film mette in pratica la regola aurea del genere thriller (di cui Hitchcock è stato il Maestro): svelare gradualmente le carte…

 

Sia chiaro che Singer non inventa nulla ma, al giorno d'oggi, non è facile mantenere la tensione per l'intera pellicola e in questo "Reptile" non delude.

 

Ho poco da aggiungere a quanto scritto nella recensione. Probabilmente il miglior film di Fantascienza dell'anno anche se, onestamente, di concorrenti se ne sono visti davvero pochi.

 

Edwards è rimasto quello di “Rogue One” e questa è una bella notizia e questo suo nuovo lavoro non fa che confermare le sue notevoli capacità benché molte scene sono debitrici al regista sudafricano Blomkamp.

 

Una storia sufficientemente affascinante, un comparto SFX da primi della classe, un regista che sa fare le inquadrature giuste: cosa volete di più?

 

Il film di Esmail mi ha convinto anche se non è un lavoro perfetto come ho già scritto nella recensione.

Per certi versi (come ho già detto per “Oppenheimer”) se in questo film si cambiasse il nome del regista usando quello di Shyamalan nessuno si accorgerebbe dell'inganno…

 

Ottima la gestione del mistero, un po' meno quella del ritmo ma ciò che conta è che l'attenzione dello spettatore viene mantenuta costante per tutta la durata e va bene così.

 

Il miglior film dell'anno?
Forse e comunque è quello più intelligente senza essere noioso, quello più bizzarro senza essere sconclusionato.

 

Il film del norvegese Kristoffer Borgli (autore anche della sceneggiatura)  prodotto da Ari Aster e Nicolas Cage, distribuito dalla A24, risulta essere un gioiellino sfaccettato di notevole profondità narrativa.

 

Con una prestazione magistrale di Nicolas Cage (attore spesso criticato e bistrattato, anche dal sottoscritto…), autore di una prova da Oscar per la qualità e l'intensità che riesce a dare al personaggio del docente universitario Paul Matthews (che finiremo tutti per amare), il film di Borgli è una autentica sorpresa che non lascerà indifferenti gli spettatori.

 

Laddove “Beau ha paura” ha mostrato i limiti, “Dream Scenario” riesce ad essere più conciso, meno ambizioso ma più toccante.

 

Il film dello spagnolo Pintç mi ha convinto, come scrissi nella recensione, perché nonostante una storia che sembrerebbe non avere nessun sbocco narrativo e pertanto potrebbe risultare estremamente noiosa, in realtà riesce a gestire la tensione e il ritmo in modo ottimale per tutta l'intera durata.

 

Non è nulla d'indimenticabile ma la prova di Anna Castillo è certamente degna di nota.

 

Buon thriller dell'inglese Caron (già regista di alcuni episodi di “Andor”) che però non raggiunge i livelli di “Reptile”.

Buone le interpretazioni dei vari attori dove nessuno si mette particolarmente in luce ma dove non ci sono nemmeno prove imbarazzanti.

Una segnalazione in più per completare la lista.

 

La stagione non è stata particolarmente esaltante ma tutto sommato qualcosa di buono è emerso; ovviamente questa è la mia scrematura ed è assolutamente criticabile e discutibile da chiunque.

 

Adesso iniziamo il nuovo anno con la speranza che sia migliore…