"L'orribile segreto degli ultimi dieci minuti"

"L'orribile segreto del Dr. Hichcock", film di Riccardo Freda del 1962, sembra un film gotico, normale ma a far svoltare il lavoro sia dal punto estetico sia dal punto di vista del plot narrativo sono i fatidici dieci minuti in cui tutto succede e nei quali si nasconde il fulcro del significato del film.
Procediamo prima per ordine inquadrando il regista italiano.
Freda, noto per le co-regie con Mario Bava alla fine degli anni Cinquanta con ,"I vampiri" (1957) e "Caltiki, il mostro immortale" (1959), proseguirà poi la propria carriera realizzando film d'avventura, gotici e storici.
"L'orribile segreto del Dr. Hichcock", pare possedere tutti i caratteri del genere gotico tradizionale, tanto che la tram del film anche un po' noiosa che pare inizlamente scopiazzata o comunque fortemente influenzata da alcuni autori della letteratura gotica ha i tratti della solita storia in villa con apparizioni e spiriti che pare non avere nulla di originale e innovativo. Tipico, è anche il tema dello scienziato che pare non dimenticare la moglie morta che non è riuscito a salvare e torna con una nuova moglia nella casa in cui viveva molti anni prima con lei.
Cynthia, Barbara Steele (che nel 1960 interpreterà un doppio ruolo nel film di Mario Bava, "La maschera del demonio" e che nel 1963 comparirà nel film di Riccardo Freda, "Lo spettro") è la moglie che si troverà catapultata in questo "nuovo mondo", la villa in cui aleggia in ognidove la figura di Margaretha, moglie di cui il Dr. Hichcock è vedovo.
Così come il titolo, anche lo svolgersi del film e delle sue tecniche sono racchiuse nei suoi ultimi dieci minuti, in cui avverrà lo switch a livello di estetica e riferimenti cinematografici tecnici colti, così come nella trama e nel profondo significato dell'opera, che fanno di questo film forse il più bello o comunque uno dei migliori di Riccardo Freda.
Per quanto riguarda l'aspetto estetico visivo, il più lampante e geniale riferimento è quello all'inqudratura che richiama al film, "Vampyr" di Carl Theodor Dreyer riguardante una soggtetiva dall'alto di una figura in una bara, che fa rivalutare anche le precedenti scelte estetiche e cromatiche del regista.
Al livello di trama, significato e fulcro di questo lavoro di Riccardo Freda è lo disvelamento del cosìdetto segreto del titolo che sta nel segreto della nascita dell'uomo moderno novecentesco che deriva dalla psicanalisi freudiana, aspetto incarnato nel film dall'allievo del dottore di nome Kurt che dice di esser stato a sua volta a Vienna allievo di Freud.
Per concludere, un film in apparenza semplice che rivela la sua complessità negli ultimi minuti finali e che è un caposaldo del cinema gotico-horror da cui tutti i film contemporanei di questo genere dovrebbero prescindere.