I Cannibalidi Lilana Cavani (1970)

La scena iniziale richiama il finale di un altro film italiano dello stesso anno, "Reazione a catena" di Mario Bava, dove il mondo dell'infanzia legato al gioco e alla morte emergono in maniera lampante.
In, "I cannibali", i bambini osservano un corpo in riva al mare e come i medici di Pinocchio sostengono/ipotizzano aturno se sia vivo o morto.
In questa introduzione al film c'è già racchiusa tutta la tematica centrale della vicenda.
Il binarismo gioco-morte è dominante in tutto il film, dove la figura disincantata ma allo stesso tempo sovvertitrice dell'ordine costituito incarnata da Pierre Clementi è il motore centrale di un lavoro del 1970 che è stato realizzato poco dopo gli anni della rivoluzione culturale e sociale del '68.
Il film presenta un'iconicità mistica e potente che emerge dalla forza e disincantata presenza di corpi che ricordano gli happening del Living Theatre come "Paradise Now".
A far da contraltare alla figura di Pierre Clementi vi sta Tomas Milianche anche se in maniera diversa incarna e rappresenta anch'esso un diverso tipo di ribellione, quella del figlio di papà borghese che si degrada al più basso stato sino a a mostrare tutto il barbarico di cui è capace l'uomo.
Questo film di Liliana Cavani non è solo una lettura moderna di Antigone ma anche una pura e visionaria opera che vuole mettere in guardia l'uomo contro il corso della storia e fargli aprire gli occchi nei confronti del capitalismo che avanza che per esistere ha bisogno di essere meso in discussione e dei tentativi di sovversione del suo status quo.
Per concludere, quindi, questo film è un'opera ideologica ed estetica che arriva allo spettatore con la stessa forza e carattere fiabesco del mito, tanto da causare in esso una catarsi il cui intento sia quello di di far scaturire una profonda riflessione su se stesso e sulla società in cui vive.