Fuori dal cancello. Fuori dalla gabbia istituzionalizzata. Dentro l’anima un abisso di ricordi, quello di venti anni trascorsi in carcere per aver ucciso lo sceriffo autore dello sfratto che, oltre alla casa, le ha fatto perdere la custodia della sorellina di cinque anni. Ed è proprio lei, la piccola Katie, la nostalgia ferita di Ruth (Sandra Bullock), che si nutre di tristezza e di speranza ogni giorno che passa. Forza logorante, ma allo stesso tempo vitale, che le permette di andare avanti in quella prigione. Si ritroveranno prima o poi, magari davanti ad una crepe sedute al tavolo di un bar, come quel giorno di tanti anni fa…“Ma la vita non va avanti. Ti lasci indietro tutto ciò che ami”Vacilla la speranza di Ruth dinnanzi all’angoscia di non sapere chi è diventata la sorella: qualcuno le avrà parlato di lei? Delle lettere che le ha sempre spedito? Si ricorda ancora del suo volerle bene, Katie? Di quel motivetto che le cantava sfiorandole la pelle come un pianista fa con i tasti del pianoforte? Dentro quale corazza l’avranno custodita i suoi genitori adottivi per non farle avvertire più il vuoto della sua assenza? Gli occhi neri, rabbiosi e mai spenti di Ruth si trascinano il dolore lacerante del senso di colpa lungo buona parte del film.Ruth per gli altri è prima di tutto un’ex detenuta e non è facile per lei il reinserimento, seppure a muoverla è la grinta di chi sa che l’unico modo per superare un evento traumatico è quello di utilizzarlo per un proprio risveglio interiore. E in un lavoro, Ruth, cercherà quel qualcosa in più del semplice guadagnarsi da vivere: cercherà di recuperare la sua identità muovendosi tra la diffidenza degli altri ed il loro pregiudizio che amplifica quel difetto interiore, dato dal fatto di essere percepita solo come una ex galeotta. Chiaro l’invito del regista a riflettere su quanto sia necessario ricucire quel filo tra chi è stato dentro un contesto istituzionalizzato e la società fuori che dovrebbe esser pronta ad accogliere, a riabilitare, a perdonare chi ha scontato la sua pena.Sarà lo sguardo tenero dell’avvocato D’Onofrio a intercettare per primo il suo bisogno di ricongiungersi con quel frammento fondamentale del suo essere al mondo, la piccola Katie, oramai donna e pianista affermata.  Quel sentimento d’amore che la lega alla sorella risolleva Ruth da ogni precipizio e la vita sembra donarle finalmente un altro giro di giostra. In un lungo abbraccio due donne libere di scegliere, di guardarsi negli occhi aldilà di qualsiasi legame (familiare e istituzionale) che per venti anni le ha condannate alla separazione. E poco importa se il cuore di una delle due ha dovuto reggere la pesante (non) verità di quel maledetto giorno di venti anni fa.Perché chi ama protegge, si sa.