Recensione di   Maria Alario Maria Alario

Most Beautiful Island

(Film, 2017)

Cosa c’è di meglio di Manhattan, la più bella isola di New York, per realizzare i suoi più grandi desideri?   

Poco importa, poi, se non può permettersi le cure di un medico perché la sua posizione economica è tanto piccola, vulnerabile e gli scarafaggi hanno più diritto di cittadinanza di lei nella vasca da bagno di casa sua.

Poco importa se si ritrova vestita come un gallo, con tanto di cresta e piume svolazzanti, davanti all’ingresso di un fast food per sponsorizzare il miglior pollo della grande mela, e dinnanzi a due ragazzini viziati e strillanti (cui fa da baby sitter per arrotondare), pensa che quello sia il peggior giorno della tua vita.

Poco importa se vacilla continuamente sotto il peso dei lavoretti di cui si è dovuta accontentare per stare a galla e se con un aereo di carta lanciato dalla finestra prova a sbarazzarsi dei pensieri oscuri che invadono la sua testa.

A chi importa di Luciana? Forse a quella società tanto perfetta che ha però dimenticato un lavoro su misura per lei?  

“Sono davvero stanca delle opportunità” esclama ad un certo punto del film e, lo confesso, il mio cuore ha tremato perché ho avvertito l’angoscia che immobilizza l’anima, quella di chi è alla ricerca disperata di un lavoro con la L maiuscola in una città che non è la propria.
 
Poi quell’amica che le propone finalmente la svolta: un party, un vestito nero, duemila euro di guadagno, rassicurandola che è solo un gioco quello al quale dovrà partecipare. E lei, che non riesce più a individuare alternative, si cala in quella botola con il coraggio di chi ha come bussola di salvezza la legge morale dentro di sé.

Una pattumiera per strada farà da custodia agli ultimi oggetti personali prima dell’entrata in un mondo perverso, in cui l’unico residuo di umanità che ho intravisto è stata nellacrima che ha rigato il suo viso ritrovatosi dinnanzi alla cattiveria umana, tessuta da subdoli manipolatori, abituati a trattare gli altri come numeri, come semplici cose.

Un film che permette di scendere nei sotterranei dell’anima, invitandoci a riflettere su quanto possa essere talvolta tortuosa per un’identità la strada verso l’autorealizzazione.