Il ballo delle pazze

Ispirato al romanzo di Victoria Mas, affronta la tematica complessa dei manicomi femminili di fine Ottocento. Idroterapia, ipnosi e metodi impietosi erano all'ordine del giorno per la cura dell'isteria, dietro le rigide indicazioni del celebre dottor Charcot. L'identità della protagonista, Eugenie, è ineluttabilmente bloccata tra l'interdetto e l'impossibile: non c'è spazio per la sua voce nè in famiglia nè all'interno della società, ma solo per la proibizione, l'angoscia ed i sensi di colpa. A dettare le regole sempre loro: gli uomini di Chiesa e di Scienza. Sono loro che si arrogano il potere di decidere cosa definire giusto o sbagliato, a pensare di custodire una Verità. 
Eugeniè ha un dono ed è considerata diversa dalle altre perchè riesce a comunicare con gli spiriti dei defunti. E' questo il motivo per cui si ritrova a essere rifiutata da chi le sta attorno. Come lei, le anime (vive) delle altre donne all'interno della struttura, vengono spazzate via da una tempesta di odio.
Il regista è riuscito perfettamente a rendere l'inquietudine di una donna precipitata nel buio di un luogo infernale, che non si arrende e cerca coraggiosamente di ritrovare un sentiero di luce.
Esiste un dolore di donna secondo la poetessa Alda Merini, che ha vissuto il peso dell'emarginazione in manicomio: "io avevo voglia di qualcosa di buono, di ancora sensibilimente umano, avevo voglia di innamorarmi: ma dichi?". Esiste un'altra verità da raccontare, quella di ogni donna mortificata nel profondo del proprio io desiderante. Tutto questo viene elegantemente messo in scena nel film.