Uno film splendido, brutale ed angosciante

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Non sono particolarmente appassionato di film d'azione e la trama non mi diceva granché, ma dopo averli apprezzati tantissimo in Blade Runner 2049 ero curioso di vedere un altro film realizzato da Denis Villeneuve (il regista) e Roger Deakins (il direttore della fotografia, una leggenda vivente del cinema).  
 

Il film parla dell'agente antidroga dell'FBI Kate Macer (Emily Blunt) che si occupa di attività antidroga e viene coinvolta in una task force speciale organizzata per combattere i cartelli messicani. La brutalità del film sta nel modo estremamente crudo e realistico con il quale descrive le azioni dei trafficanti messicani: alcune scene sembrano inventate di sana pianta, ma in una puntata del suo podcast Roger Deakins ha rivelato che le scene più efferate (e siamo davvero ad un passo dallo sconfinare nell'horror vero e proprio) sono prese da fatti di cronaca realmente accaduti, al punto che gli autori sono dovuti ricorrere alla CGI per non traumatizzare gli abitanti delle città messicane in cui alcune scene sono state girate, perchè avrebbero potuto riportare alla memoria fatti traumatici dei quali erano stati testimoni.
 

Il film però non aspira - almeno non apertamente - ad essere considerato “una storia vera”, ma si concentra sui due protagonisti. L'agente Macer (che rappresenta la moralità e la giustizia) e l'ambiguo personaggio interpretato magistralmente da Benicio del Toro, al tempo stesso un mostro privo di emozioni  ed un uomo che vive nel dolore. E' dal confronto tra questi due estremi che nasce il cuore di uno splendido film che in qualche modo mi ha fatto pensare a “Gli Intoccabili", del quale condivide lo stesso senso di costante minaccia dovuto al  fatto di non riuscire a capire di chi ci si possa davvero fidare fino in fondo. 

di Bongo