L'assurdo atto a generare disturbo

Mettiamo insieme un superbo Vincent Lindon nel ruolo di un padre disperato, con un figlio scomparso da anni, e quel trauma non lo ha mai superato. Schiavo degli steroidi e un filino schizzato. Aggiungiamoci una trentenne psicopatica, che uccide senza una valida motivazione, oltre forse allo shock subito da piccola, a causa di un tragico infortunio. Misceliamo il tutto con l'apoteosi dell'assurdo, che non so se sia più da imputare al restare incinta di un veicolo, o a taluni comportamenti umani evidentemente privi di senso, e otteniamo Titane.

Il film di per sé sarebbe anche interessante, a grandi linee angosciante e inquietante, il problema è che secondo me attinge troppo qua e là, e finisce col soffrire di una discreta mancanza di identità. Prende spunto da un grande Cronenberg senza sfiorare minimamente la genialità de La mosca o di Crash, ricorda qua e là The Neon Demon, ma poco ha a che vedere con la classe di quel girato. Punta tutto sul lanciare dei messaggi, e per giustificare i suddetti (un rafforzamento che passa attraverso la sofferenza, il cambiamento della gravidanza e la successiva rinascita, l'accettazione del nuovo), si va a scadere talvolta in qualcosa che può rasentare il ridicolo.

D'accordo riuscire a nascondere un seno non eccessivamente prorompente con della fasciature, ma una pancia sul punto di esplodere no, non ce la posso fare. E anche il balletto finale tra i pompieri allibiti, non sapevo se ridere o piangere. Dov'è finito il pancione, ma siamo seri? Secondo me, nemmeno il più malvagio dei corsetti in pelle che possiedo, sarebbe capace di contenere cotanta abbondanza, tanto meno di rendere fluida quella danza (ma al nono mese poi, è possibile muoversi così facilmente? Non credo, mi pare la pubblicità di quella marca di assorbente, com'è che si chiama? Vai col paracadute, gettati senza timore, roba che io, in quei giorni, impreco in aramaico antico dal dolore).

Per non parlare della palma d'oro a Cannes. Ritengo che ormai i premi si diano più per plauso al voler scioccare il pubblico, che per la validità dell'opera stessa. Per intenderci, c'è del buono, e se fosse stato sviluppato in maniera più coerente, allora sì gente, che il riconoscimento sarebbe stato meritato, ma con quello che ho veduto, spiacente, mi sembra perfino regalato. Perché non ambientare la storia nel futuro, e calcare il tema della robotizzazione? Avrebbe sì dato un valido movente a questa fuffa che sa poco più di niente.

Una placca innestata dopo un incidente, che lentamente porta la mutazione del corpo della bambina a una giovane donna sempre più macchina e meno umana. Avrebbe giustificato anche il parto dell'ibrido. Così invece, cos'è? Fantascienza mancata, body horror con toni drammatici, breve parentesi thriller con serial killer che riesce a farsi passare per un uomo con quattro bende, due lividi, e un naso rotto contro il lavandino! E il papà che non fa l'esame del DNA, è forse il frammento più fantascientifico del lungometraggio.

L'interpretazione della brava Agathe Rousselle nei panni di Alexia è intensa, senza ombra di dubbio. Il suo volto è espressivo, è in grado di mutare e far trapelare bene i suoi stati d'animo. Purtroppo però, rimane inspiegato cosa l'abbia condotta a uccidere. All'inizio si può pensare che il tutto sia riconducibile a degli approcci sessuali, ma perché in seguito dare in pasto alle fiamme i suoi genitori? Per non essere cercata? L'analisi diventa quindi decisamente più complicata. Anche il motivo del suo trasporto sessuale nei confronti dei veicoli, non è approfondito a sufficienza. Peccato, Julia Ducournau mi aveva piacevolmente sorpreso con Raw, questa invece, mi appare come la classica occasione sprecata, che sconfina anche un po' nel volgare pur di impressionare.

Tirando le somme, questo è un prodotto troppo acerbo, con un montaggio disattento, delle riprese forti capaci di catalizzare l'attenzione e perdonare in parte gli errori, specialmente quelli di una trama che di logica ne ha poca, di credibilità ancor meno. Ma, viaggia bene sul filo della tensione, e grazie a esso, appanna il lume della ragione. 
Dunque, perché mai guardarlo? Per soddisfare la curiosità di qualcosa di estremo che ahimè, è riuscito a metà.