Chef stellato, orrore prelibato

DirectionScenographyMake-upActing

Questo è certamente uno dei momenti storici più azzeccati per far uscire un lungometraggio sopra le righe, con scenario culinario. Una sceneggiatura indubbiamente azzardata, fin troppo fantasiosa, forse un po' strampalata, ma mai noiosa. Un'idea brillante, che esalta i sapori di piatti esotici e li mescola sapientemente con la follia di un artista al culmine del suo estro creativo, prossimo però a un esaurimento nervoso coi fiocchi.

 

Ralph Fiennes sottolinea con maestria lo stress e la tensione di chi anela la gloria, e nel nome del successo, non ammette sbagli e pur di percorrere la retta via, è disposto a rinunciare a tutto, raggiungendo la pazzia. Seppur statico in qualche espressione, il gastronomo Julian riesce a emanare e incutere timore, e tra una ricetta e l'altra, senza esitazione e alcun pudore, sferra colpi di scena avventati e una buona dose di terrore.

 

A suon di forchette, coltelli, "sì Chef!", e cronometri alla mano, l'estroso Julian sceglie ingredienti bizzarri, rari e stuzzicanti. I commensali sono rapiti e stupiti da creazioni tanto accattivanti. Tutti, eccetto Margot, interpretata dalla bravissima Anya Taylor-Joy. La ragazza risulta essere un ospite fuori programma, una sostituzione dell'ultimo minuto, dato che per poter partecipare a un evento tanto particolare, è necessario essere almeno in due. Le sue osservazioni la fanno rapidamente notare, e la sua mancanza di entusiasmo non sfugge al protagonista, che mal digerisce il suo atteggiamento, e la identifica come una pericolosa antagonista.

 

L'accompagnatrice non fa mistero della sua delusione per portate scarse, adatte a modelle che piluccano a bocca stretta, trionfo della cucina concettuale, pasto scarno, frugale, fattura costosa, digiuno sleale. Gradevole sarcasmo nei confronti di una spettacolarizzazione di qualcosa che dovrebbe essere in finale, solo un gustoso nutrimento, assaporato in un ambiente imperiale, all'insegna del divertimento. Qui però, non c'è molto da rallegrarsi. Sin da subito si respira un'atmosfera ostile, quasi da caserma; tutto segue un iter preciso, e niente è lasciato al caso. Una rappresentazione teatrale di cibo, arte e morte. Nessuno prova realmente a opporsi, tranne Margot, che è in grado di entrare in quella mente alienata, ormai alla deriva e decisamente forsennata.

 

Se ancora non l'avete visto, vi consiglio di farlo. Apprezzerete la sottile ironia che aleggia tra i tavoli di un ristorante altezzoso, stravagante e spaventoso, dove la preoccupazione principale non è il conto salato, bensì tornare a casa, senza essere eliminato.