In balia della follia

Acting


Split poteva essere un filmone ma, a causa di alcune piccole pecche si ferma soltanto a un risultato più che discreto. Senza ombra di dubbio, l'interpretazione a dir poco incredibile e camaleontica di McAvoy è il perno di una storia ricca di sfaccettature, un mix di generi ben alternati e mescolati. Shyamalan confeziona un thriller psicologico a tinte cupe, dalla struttura complessa, con fugaci rimandi all’horror, dosando abilmente le carte in suo possesso, e per farlo si affida a un cast di tutto rispetto. Oltre al geniale McAvoy (X-men, It-capitolo due), capace di dar vita a uno psicopatico schizzoide, eppur lucido, c'è l'ottima Anya Taylor-Joy (The witch, The menu), che si ritrova a fronteggiare insieme ad altre compagne di sventura un uomo folle, in balia di numerosi deliri, che fa indubbiamente paura.

 

Kevin è affetto da 23 personalità, anzi, 24, ma l'ultima, la più pericolosa, è ancora ben nascosta nella sua psiche angosciosa. Dennis, una di esse, rapisce tre adolescenti (le popolari Claire e Marcia e la problematica e solitaria Casey). Le due giovani più intraprendenti vorrebbero provare a scappare, ma Casey, che ha avuto un'infanzia diversa dalle due, vuole valutare con chi ha a che fare, e i fatti le danno ragione. Non ci vorrà molto per scoprire il disturbo che affligge il rapitore, e la fanciulla cercherà di fare leva sul personaggio più debole, con più cuore. Hedwig, il bimbo di nove anni che alberga nell'involucro dell'alienato, non libera le prigioniere, ma svela un dettaglio utile e adeguato. I tentativi di fuga da parte di Claire e Marcia verranno puniti da Kevin, e Casey si ritroverà da sola a cercare un modo per potersi salvare.
Dennis e Miss Patricia, le personalità responsabili del rapimento delle ragazze intendono consegnarle alla Bestia molto presto. La psichiatra Fletcher non sembra essere in grado di aiutare il suo paziente, troppo complicata è quella mente, e ogni tentativo si risolve in un bel niente.

 

Le rappresentazioni di McAvoy sono magistrali e difficilmente dimenticabili. Passa con innata abilità dallo stilista gay Barry al bambino dispettoso Hedwig, dall'esaltata religiosa Patricia, all'ossessivo-compulsivo Dennis. Il tutto scorre attraverso la sua pelle, il suo viso, che muta come se ogni indole gli fosse cucita addosso. Il film è lui, senza se e senza ma. Shyamalan riesce a dare un'impronta registica claustrofobica e sincopata, ma la star della pellicola rimane quel Kevin irrazionale, che brilla nella sua pazzia sensazionale.