L'assassino della metropolitana ti conduce a una fine disumana

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Macelleria mobile di mezzanotte, perché, di diritto questo è il suo epiteto, proviene dalla mente brillante di Clive Barker, e già questa, è una garanzia. In Italia gli è stato appioppato codesto appellativo un po' goffo e banale, e non capisco proprio il motivo di aver storpiato così lo splendido titolo originale. Il film è tratto da un racconto ossessionante, bizzarro, stupefacente, una delle opere migliori del genio dell'horror più avvincente. Ahimè, questo massiccio esemplare non ha ricevuto la distribuzione che meritava, ed è così finito emarginato, pur avendo narrato una delle più belle storie del mio mito assoluto. (Non toccatemi papi Barker, o potrei diventare la prossima Pinhead e torturarvi...)

Leon, interpretato da Bradley Cooper, è un giovane fotografo newyorkese ambizioso e frustrato, sempre a caccia di un modo per primeggiare ed essere notato. Quando finalmente una famosa gallerista gli offre una possibilità, segue la sua passione per gli aspetti più misteriosi e nascosti della città. La sua spiccata curiosità lo spinge nei sotterranei di New York, e tra i vagoni della metropolitana, inizia la sua fissazione, inseguendo un oscuro, pericoloso segreto. 

Si troverà a incrociare la strada di uno psicopatico assai inquietante, a cui presterà il volto un superbo Vinnie Jones, perfetto macellaio cinico, imperturbabile e agghiacciante. Leon individuerà in quel gelido carnefice un probabile serial killer, e niente e nessuno fermerà la sua spasmodica ricerca della verità, divenuta ormai un'anomala ossessione che finirà per inghiottirlo in un vortice di crudele brutalità.

La sceneggiatura regge, eccezion fatta per qualche piccola lungaggine non necessaria ed evitabile, la fotografia è eccellente, risalta il grigiore della metro impeccabilmente, e la regia di Kitamura è ottima, a tratti virtuosa, per non parlare degli effetti, assolutamente straordinari. Anche la qualità recitativa è alta, molto bravo pure Roger Bart, in un ruolo in cui risulta sprecato, essendo abbastanza marginale, peccato. La bestialità di parecchie scene risultano quasi impossibili da dimenticare, e sono condite e accompagnate da sangue a volontà.


Un'abbondanza di uccisioni disturbanti fa perdonare quei pochi momenti morti della pellicola, e vi condurranno verso un finale atto a giustificare cotanta morbosa cattiveria, con un epilogo a un certo punto intuibile, ma comunque piuttosto appetibile.

Tirando le somme, questa è un'opera imperdibile, (credo di averla vista otto o nove volte), e seppur ci sia qualche lieve scricchiolio, rimane piena di fascino e orrore, uno di quelli potenti, ferini, che colpisce e arriva dritto al cuore. Non posso dare meno di dieci, che ci posso fare, sono una ragazza sentimentale, e Clive per me, è puro amore, non vogliatemene male.