Bullismo esasperato, ma l'orrore è moderato

Interessante horror ispanico che tratta il tema del bullismo senza però spingere il piede sull'acceleratore. La regista Carlota Pereda sviluppa l'omonimo cortometraggio in una pellicola che tende a volte a indugiare troppo. Alcune scene sembrano riempitive, e non arriva quella convincente svolta slasher utile a dare un'impronta più incisiva, a questa storia di prevaricazione atroce e cattiva. Ed è un peccato, poiché lo spunto iniziale, notevole al punto giusto, si sarebbe potuto trasformare in qualcosa di veramente tosto, con un'adeguata sceneggiatura. Di tutta la trama, la cosa che terrorizza di più è indubbiamente la perfidia di alcune ragazze nei confronti di una compagna obesa. L'empatia al giorno d'oggi è qualcosa che va fin troppo spesso in vacanza, per essere sostituita da malvagia arroganza.

I fatti si svolgono in un piccolo paesino della campagna spagnola. Sara è in sovrappeso, ed è vessata dalle amiche, additata senza pietà come un maiale. Quel soprannome (Cerdita/Piggy), fa male, ma lei sopporta in silenzio. Un giorno come tanti, si reca in piscina, e nota uno sconosciuto, e tra i due sembra crearsi una specie di chimica. L'arrivo delle compagne e le angherie che le infliggono dinanzi a lui, sfottendo con tracotanza, scatenano una scintilla, in qualcuno che in realtà è uno psicopatico pronto a far mattanza. 

L'uomo ha già ucciso, e forse lui stesso è stato vittima in passato di simili episodi, tanto da prendere a cuore quella ragazza grassa e maltrattata, decidendo di rapire le bulle per prepararsi a una resa dei conti spietata.

Molto toccante il momento in cui Sara lo incontra lungo il tragitto per tornare a casa, e capisce cosa ha fatto. Il legame sembra rinsaldarsi, e lo lascia andare via senza denunciarlo alla polizia. Ci saranno altri punti d'incontro, sino all'epilogo finale, in cui, nonostante qualche buona scena splatter, la furia tanto anelata va un po' a scemare. 

 

A tratti si riesce a respirare una discreta tensione, ma qualche guizzo in più sarebbe stato necessario, in questo modo, sembra che la Pereda avesse molto da dire, ma sul più bello, abbia decelerato. Al contrario, non viene lesinato sul mostrare le nudità della protagonista, forse per puntare i riflettori su un argomento chiaro e preciso, a discapito di altro.

Eccellente l'interpretazione di Laura Galán, che non ha paura di esibire il suo corpo, ed è in grado di far trapelare tutte le emozioni del mondo, di qualcuna costretta a subire, indifesa, spaventata per essersi ritrovata in una situazione troppo grande e troppo orrenda. Tutto sommato il girato ha un suo perché ed è meritevole di una visione, ma non riesco a dargli più della sufficienza, poiché la ritengo un'occasione bruciata; si è puntato troppo sul dramma, evitando una tonalità più truce e azzardata.