Satira grottesca e tristemente attuale

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Una satira apprezzabile anche da chi, come me, conosce pochissimo la figura del dittatore cileno Augusto Pinochet.

 Larraín dipinge una figura chiave della sua vita (e di quella di tutti i cileni) come un vampiro assetato di sangue, pronto a contrastare le rivoluzioni fin dai tempi di quella Francese, fino a giungere in Cile e tentare la scalata al potere come dittatore. Il ritratto che esce fuori di Pinochet è impietoso e grottesco, non solo per l'allegoria utilizzata, ma anche per tutto ciò che di vero viene riportato nei dialoghi del film, specchio di un uomo che non ha mai nascosto la sua natura di assassino e che, contemporaneamente, ha sempre avuto "paura" di venire additato per le infinite malversazioni finanziarie di cui si è reso colpevole.

Il film, fotografato in un bianco e nero superbo, è uno splendido omaggio non solo a horror iconici come Nosferatu e Dracula, ma anche alla Passione di Giovanna d'arco, a cui si ispira la sequenza più poetica del film; i deboli di stomaco potranno trovare eccessive alcune scene particolarmente splatter (stiamo pur sempre parlando di vampiri e Larraín non si tira indietro) e qualcuno faticherà a sopportare dialoghi pregni di informazioni dettagliate sui crimini fiscali del dittatore, ma consiglio El Conde perché è un'opera originale e molto intelligente, oltre che ben realizzata.

Cercate di approfittare della presenza su Netflix per guardarlo in lingua originale, o rischiate di perdervi il pout-pourri linguistico che caratterizza il film… e, soprattutto, la favolosa voce narrante, la cui identità è il colpo di genio assoluto di El Conde.