Sottovalutato

Acting

Salviamo questo film da un voto basso (probabilmente derivato da un impietoso ed inevitabile confronto con The Babadook)!

 Come Play  è come La madre, ovvero uno di quegli horror percorsi da una vena di malinconica dolcezza che, anche se derivativi e magari necessari di un po' di ritmo in più, riescono ad arrivare al cuore. 

Il film percorre strade già straviste, tra ombre che si muovono, tablet che mostrano una realtà altra e jump scare a profusione, ma si fa volere bene per il delicato ritratto di Oliver (bimbo autistico che, pur non riuscendo a parlare, non si fa sottomettere da chi lo prende in giro perché autistico, interpretato alla perfezione dal bravo Azhy Robertson) e, soprattutto, per la ferma volontà di non dipingere l'autismo come un'orribile malattia sfasciafamiglie o genera-mostri. 

Il mostro Larry nasce piuttosto dalla solitudine, dalla nostra incapacità di alzare lo sguardo dai cellulari, ed è la presenza di questa entità maligna (sempre che lo sia davvero…) che impedisce a Oliver di comunicare quando ne avrebbe invece più bisogno, isolandolo dai genitori.

Il finale, poi, è un tocco di classe, che sfida gli spettatori a non commuoversi. Io, per inciso, una lacrima ce l'ho spesa, ovviamente.