Il titolo italiano è: Storia di mia moglie. Tratto da un romanzo ungherese di Milàn Fust, con la regia della connazionale Ildiko Enyedi, è un lungo film (169 minuti) che in sette tappe illustra cosa succede tra un capitano di marina olandese e una donna francese che si sposano dopo un incontro assolutamente casuale in un caffè. Il capitano ovviamente viaggia, la donna fa la sua vita. Tanto lui è tutto d'un pezzo, o almeno così pare, tanto lei svela poco di sé. Strana vicenda dunque, diciamo pure poco verosimile, che sta bene come romanzo. Nella pellicola si vede un grande sforzo di sceneggiatura, si parla degli anni ‘2; ottima la recitazione dei protagonisti, che mantengono la loro rispettiva coerenza lungo tutta la storia, che stranamente più che nei punti di attracco delle navi del capitano si svolge a Parigi e ad Amburgo, comunque in grandi città dove la moglie fa la sua vita. Di cui sapremo anche noi non molto, almeno fin verso la fine. Il film si segue, nonostante la lunghezza, anche se rimane sempre la domanda su come sia possibile una storia del genere. D’altra parte non c'è limite alla fantasia umana, e spesso la realtà va anche oltre la fantasia.