Un film muto girato nel 2011 è già di per sé un’idea lodevole, quantomeno per il coraggio. Ma gli apprezzamenti non possono che moltiplicarsi davanti alla bellissima fotografia in bianco e nero, alle interpretazioni degli attori (compresa quella di un cane che recita meglio di molti colleghi umani) e a una sceneggiatura che, senza accomodarsi troppo sui binari del mélo, riesce a trattare in modo delicato ma incisivo il tema universale del tempo che passa e del mutamento. Le cose iniziano e a un certo punto finiscono; è una legge cui nulla e nessuno può sfuggire. Forse, tutto ciò che possiamo fare è cercare il giusto equilibrio tra l’idealizzazione di un passato aureo e l’esaltazione, sovente ingenua e acritica, del futuro. Possiamo goderci il presente, rimanere in silenzio e allietare il pubblico con la melodia dei nostri passi.