Conosco ancora troppo poco Seidl.
Ho visto solo due film suoi, questo e Im Keller (In the basement).
In tutti e due i casi posso dire che ho adorato i due soggetti, meno i film.
Ma se "Im Keller" (una sorta di documentario morboso sui possibili modi in cui possono essere usate le cantine...) mi deluse proprio devo dire che Rimini è e resta un gran bel film, perfettamente nelle mie corde.
Il problema è un finale che lo affossa e una narrazione che non riesce mai a spiccare il volo del tutto.
Insomma, soggetto perfetto, svolgimento super interessante ma poi leggera delusione per aver voluto, da parte mia, qualcosa in più.

Facendo una battuta nella famiglia Seidl preferisco ancora di gran lunga i due film della moglie, Veronika Franz.
Mi riferisco a Goodnight Mommy e The Lodge, due perle (specie il secondo per me).
Però "sento" che io e Seidl un giorno possiamo innamorarci, devo solo trovare il film giusto.



Rimini è la storia, un pò The Wrestler un pò Birdman, di un ex cantante tedesco (da balera, canzoni terribili) di grande successo in Italia, Richie Bravo.
Ormai "vecchio" e completamente fuori dalla cresta dell'onda, Richie si guadagna da vivere con piccoli concerti (con musica in playback) in alberghi riminesi dove suoi connazionali (più giovane 70 anni) hanno ancora la voglia - stanca - di ascoltarlo.
In più si concede alle sue attempate fans con incontri di sesso a pagamento.
Non ha nessuno intorno, solo un vecchio padre ormai demente in una clinica tedesca (o austriaca, non ho capito) e un fratello che vede solo in occasione del funerale della madre (fratello, mi dicono, su cui Seidl ha fatto un altro film che deve uscire).
Una storia quindi di solitudine, di tremenda malinconia, di ancoraggio ad un passato glorioso e irripetibile.
Un film, in qualche modo, di sopravvivenza.

Il soggetto è bellissimo.
Adoro i film sulla solitudine, su personaggi ai margini, su storie minime.
Il vero capolavoro di Rimini è questo, la figura (stupenda) del protagonista incastonata in una ambientazione fredda e desolata, quella quasi ossimorica della Rimini d'inverno.
Spiagge fredde e ventose, neve nel finale, nebbia, hotel anni 80 morti fuori e morti dentro (anche chi li abita), scantinati, poster di tempi che furono, luci al neon che illuminano il nulla cosmico, lustrini anacronistici, musica in playback.
Lui stesso mette pancere per esibirsi, gira continuamente in una grottesca mise di canottiera e pelliccione, beve sempre, è la classica immagine, penosa, di un sessantenne che non accetta la resa.
Seidl è straordinario nel restituirci questa desolazione, e la sua Rimini, in qualche modo, è più "bella" di quella del caldo afoso, delle spiagge piene, dei culi in mostra, delle feste.
Inutile dire che questa Rimini-non-Rimini è perfetta personificazione del personaggio principale, un rovescio della medaglia di quello che fu, la sua parte invernale che fa da coltraltare all'estate della gioventù.
In questo magnifico scenario Seidl - e anche qui lo fa in modo perfetto- racconta anche altro, dimostrando una sensibilità che, conoscendolo poco, non sapevo gli appartenesse.
Richie Bravo va a letto (un sesso geriatrico ma assolutamente passionale e in qualche modo eccitante più di tante scene di sesso viste al cinema tra giovani) con le sue fan.
A pagamento.
Ecco, uno spettatore per me superficiale potrebbe intendere questo come squallido, penoso.
Anche perchè, oltre ad essere a pagamento, gli incontri sono tutti in camere d'hotel rimaste a 30 anni prima, se non in luoghi peggiori.
Eppure non è così.
Gli incontri sessuali tra Richie e le sue anziane donne sono pieni d'amore.
Sembra assurdo ma lo sono.
Perchè Richie le tratta veramente come principesse, le fa sentire bellissime, eccitanti, porche, attraenti. E dà veramente tutto sè stesso.
Sta recitando?
Può essere, ma non cambia la sostanza.
Per donne ormai anziane e sole questo sesso con un loro idolo, sesso passionale e condito da così tante attenzioni, è comunque qualcosa di bellissimo, qualcosa che le fa sentire ancora vive. In qualche modo è veramente amore. Non l'amore vero, quello dei sentimenti per un'altra persona, quello del non ci lasceremo mai.
Ma sono piccoli atti d'amore che, recitati o no, restano comunque straordinari.



Quindi no, il sesso di Rimini non è squallido, chi lo dice lo dice solo perchè fa la somma di tutti gli elementi (l'essere pagato, loro vecchie, gli hotel anni 80) senza invece avere la sensibilità e l'oggettività di vedere il contenuto.
E' semmai un sesso malinconico, doloroso, il sesso di chi sa che fuori da quei 5 minuti di "vita" si tornerà poi alla freddezza e solitudine della vecchiaia. Non a caso una scena del film (la più bella?) ci fa vedere quella donna che appena un secondo dopo aver fatto sesso con Richie va nella stanza vicino a piangere sul fianco dell'anziana madre. Cinque minuti di terribile poesia, con dentro una vita intera.
Richie è veramente un uomo che regala amore, e lo fa anche attraverso le sue terribili canzoni.
Come le canta, come le dedica alle donne davanti a sè, come le interpreta, sono tutti elementi di un uomo-artista sicuramente imprigionato in un ruolo (senza il quale sarebbe finito) ma che, in quel ruolo, rende veramente migliori le vite delle persone che ha davanti, che lo stiano ad ascoltare o che scopino con lui per soldi.
Trovo questo aspetto di Rimini emozionante, complesso, interessante, se solo si ha la voglia di andare dentro ad analizzarlo.
E ho amato quindi Richie, uomo pieno di difetti, fallito come padre e come artista, ubriacone, giocatore d'azzardo, con una figlia che non vede da 18 anni e alla quale non ha mai dato una lira.
Quindi uno schifo d'uomo?
No, semplicemente un uomo che ha sbagliato tanto, quasi tutto, ma che ha un cuore davvero grande e, seppur indifendibile per tante scelte, è migliore di tanti che le scelte e le cose le fanno tutte giuste ma sono freddi dentro.
In questo contesto, siccome l'ho accennata, entra nel film la storia della figlia (io non ho capito se ha 18 anni - e ne dimostra 35 - o sono 18 anni che non prende più soldi da lui).
Storia che indebolisce il film.
Attenzione, meglio spiegarmi.
Se possibile i due dialoghi più belli del film sono proprio quelli con sua figlia. E la presenza della stessa rende il film più interessante e la figura di Richie più complessa. Insomma, l'inserimento di questa seconda trama eleva il film.
Il problema è che viene svolta male, in maniera troppo ripetitiva (con quel ragazzo zitto che sta lì dietro che a una certa rompe anche i coglioni come immagine), abbastanza noiosa e, soprattutto, "risolta" malissimo con un finale davvero brutto, che forse ha qualche connotazione sociale ma, davvero, fa concludere un film di profonda malinconia e complessità in un modo banale, stupido, quasi incomprensibile e alla stregua di qualche commediaccia.
No, al di là dei possibili significati di quel finale (mi riferisco alla combriccola di homeless e amici fattoni che invadono Villa Bravo) - significati che nemmeno ho voglia di indagare - questo film doveva concludersi in maniera diversa, perchè l'anima dello stesso film era tutt'altra.
E, già che sto parlando del finale, è anche difficile saper leggere le ultime scene del padre, un convinto nazista ormai demente che, nello stesso finale, crolla emotivamente ripensando alla madre.
E' senz'altro uno dei classici personaggi alla Seidl (Im Keller ne è pieno), sicuramente interessante ma, almeno a mio parere, risulta leggermente slegato dal film.
Film che tra l'altro si apre con una scena che ricorda proprio due film di Seidl, con quella cantina identica a una di "Im Keller" e la scena dello sparare, chiaro riferimento a Safari (film "scandalo" sulla caccia, e fervente cacciatore era il padre di Richie).






(mi sorprendo di aver scritto tutto questo senza controllare alcun appunto, lo dico perchè allora il film mi è rimasto dentro più di quanto pensassi. Ora andiamo a leggere gli appunti, vediamo di aggiungere qualche cavolatina)

Molto interessante l'incipit con quel vecchio (credo fosse lo stesso padre) che trova tutte porte chiuse per uscire. Interessante perchè le stesse porte sono decorate da bellissimi esterni, quasi un invito davvero ad uscire di là. Ci si potrebbe vedere una metafora della malattia (dalla quale pensi di poter liberarti ma in realtà ci resti sempre rinchiuso dentro) o dello stesso film, ovvero la voglia (impossibile) di tornare alla bellezza di un tempo restando invece imprigionato nell'oggi, senza possibili ritorni.
Non so se è un caso (per una volta mi congratulerei con me stesso dell'intuizione) o una cosa voluta e manifesta ma, curiosità, Richie canta più volte un suo vecchio cavallo di battaglia, Emilia (anche il nome della sua fan più grande è quello). Ed è buffo sentire urlare più volte Emilia in un film ambientato a Rimini, in Romagna (e si sa, gli emiliani e i romagnoli si sentono due "razze" quasi opposte).
Una provocazione di Seidl? Un caso? Un gioco? oppure, vista come ci è presentata Rimini, un ennesimo sfregio alla città, esaltando l'altra parte della regione?

C'è una scena bellissima, inquietante ma anche delicata.
Ed è quando, ubriachi fradici, Richie e due fan si recano nel vecchio albergo abbandonato (credo addirittura proprietà dello stesso Richie)
Seidl, regista scomodo e sempre estremo nelle sue tematiche, ci racconta una storia d'abuso e una di eccitazione "sbagliata" che, in certi contesti, avrebbero fatto rabbrividire.
Ma sarà l'atmosfera, sarà l'ubriachezza, sarà la dolcezza della scena (tre "anziani" che ricordano il passato) si parla di cose anche terribili in un modo inquietantemente positivo, talmente tanto che lo spettatore non fa quasi in tempo a coglierne la tragedia.
Appena dopo ci sarà la scena del ricatto, scena che potrebbe "smentirmi" dall'aver tratteggiato questo personaggio così complesso e discutibile principalmente in modo positivo.
Eppure no, anche quella scena non mi fa odiare Richie, mi è sembrato un modo disperato per aiutare la figlia.
E che bello quando lo vediamo cantare senza alcun spettatore, con l'impossibile neve riminese alle sue spalle.
Che bello quando poi, in realtà, vediamo che una spettatrice c'era, ed era sua figlia.
Peccato, peccato davvero che un film con così tante cose belle dentro soffra di una narrazione con pochi guizzi, troppo semplicistica e ripetitiva nella storia della figlia e abbia un finale che quasi sabota lo stesso film.

Però Richie, almeno lui, mi resterà dentro.
E si può anche non essere innamorati per dare amore