VORTEX di Gaspar Noé

(Pensieri liberi su VORTEX di Gaspar Noé dal punto di vista del personaggio interpretato da Dario Argento)

SPOILER OVUNQUE E FIN DA SUBITO

"On est bien peu de chose..." - Mon amie la rose, Françoise Hardy
"Siamo così poca cosa..."


E' così. Ci diciamo che arriverà, un giorno, e alla fine anche per me è arrivata, e ha fatto così in fretta che non mi sembra vero che ci abbia messo così tanti anni. Il mio cuore si è fermato mentre dormivo. Sono uscito di scena in silenzio, mentre fuori dalla porta aspettavate che tornassi da voi, per abbracciarmi e riportarmi in quella casa dove ci siamo visti invecchiare. Ho così tanti ricordi che non voglio dimenticare. La testa mi scoppia.

Così sto facendo una delle mie liste. Ci metterò quello che ho dovuto abbandonare e che per me aveva un significato, profondo, non profondo, non importa. Ci sarà molto di quello che, pero, continuerà a riecheggiare fra quelle mura, ora che non ci sono più.

Appunti sparsi per un libro. Un romanzo lasciato a metà sul comodino. Il solco rimasto sul cuscino della mia parte del letto. Il modo in cui parlavo ad alta voce. Ogni mattina in cui mi sono svegliato con lo stesso programma alla radio. La casa piena di riviste e simboli impolverati delle nostre piccole vite. Tutte le volte in cui mi affacciavo da quella finestra e vedevo te. Ogni volta che ti ho dato per scontata. Quand'eri spaventata e ti ho stretto le mani e ti ho detto Mon amour. Quando mi isolavo nel mio studio e parlavo con lei al telefono, implorandola di amarmi, implorandola di liberarmi. Gli errori irreparabili. Quelli che avrei voluto ancora fare. E poi il nostro figlio amato, nonostante i dispiaceri che ci ha dato. E poi nostro nipote. I mille progetti sul mio libro che resterà incompiuto. I rimorsi e tutte le volte che nel buio delle sale sono diventato parte di quel sogno dentro a un sogno, mentre su un lenzuolo venivano proiettate storie e sogni incredibili, sogni enormi di persone che non sognano né sentono più nulla. La mia metà dello schermo diventata una cornice nera per la tua, sempre più sola, sempre più minuscola, sempre più dimenticata. Il mio cuore era stanco di battere ma io voglio vivere ancora. Voglio Vedere. Voglio ricordarmi qualcosa che non mi ricordavo da anni. Scoprire cosa mi riserverà il futuro. Ti sembrerà buffo ma mi basterebbe riconoscere anche solo un baluginìo di lucidità nei tuoi occhi che quasi non conoscevo più, sempre più persi nel vuoto sostanziale della malattia. Riaprire gli occhi e scoprire che era solo un brutto sogno, il tuo calvario e la mia morte. Svegliarmi con quel programma alla radio e tu che mi sussurri Mon amour.

In un attimo di lucidità lei accende il gas. Il gas riempie i polmoni della casa oltre che i suoi, quella casa così piena di ricordi che era bello, prima, riconoscerli uno per uno. Si stende nel letto e si copre il viso col lenzuolo. Forse lassù ci aspetta un'esistenza statica di beatitudine dove ritrovarsi inspiegabilmente sani, vincolati a chi abbiamo amato e a chi ci ha amato. Oppure morire è come spegnere l'interruttore per sempre e andare a dormire, nient'altro che dimenticare fino all'ultimo barlume di vita che c'è in tutte le cose del mondo di fuori che si trovano dentro di noi.