The day before the end

Come diceva Freud, il sentimento della melanconia è spesso accompagnato da un senso per la fine, per l'apocalisse. Questo è ancor più vero quando sono gli artisti ad esser pervasi dalla melanconia. L'esempio più lampante è Leopardi e la sua Ginestra; così, in questo corto di poco più di 15 minuti, i poeti di un futuro non troppo lontano si riversano per strada, all'alba della più violenta tempesta della storia. Entrano in contatto con l'umanità, cercando di renderla partecipe della poesia. La "classe" intellettuale, ha affermato più volte Lav Diaz, non deve rintanarsi nelle quattro mura dell'istruzione, all'interno di scuole o altri edifici. Gli intellettuali devono parlare a quattr'occhi con il popolo, deve istruirlo, se davvero sperano di cambiare il mondo.E così avviene in The Day Before the End, le parole dei poeti, le parole di Shakespeare si propagano tra le strade affollate di una tipica cittadina filippina. Ma il popolo non li guarda come un alunni guarda il maestro ma, piuttosto, come il pubblico guarda un pagliaccio: con interesse, sì, ma questo è solo un interesse per l'intrattenimento, non per la cultura.Tuttavia, la narrazione in questo corto è assente. Si tratta di un puzzle umano di condannati al disastro, di persone in attesa della fine. La cifra stilistica di Diaz permane, la durata è la vera protagonista del corto. Ciò che viene meno è la coerenza strutturale, dettata ovviamente dalla brevità dell'opera, che risulta così enigmatica ed oscura. Perchè ciò che Lav Diaz ha ricercato non è la narrazione, in questo corto, non è la storia (nè quella con la "s" minuscola nè quella con la maiuscola) ma è l'atmosfera. The Day Before the End è il ritratto della futura fine di un Paese che è sempre stato sull'orlo dell'autodistruzione, un Paese tormentato dalla Natura e dal Potere dei governanti. E così, in questo prossimo futuro, la fine giunge. Ed è una fine che porta sollievo, come la morte: è una fine che fa cessare il tormento.E così la tempesta viene. Sommerge la città. Quella stessa tempesta, che viene descritta nelle ultime, criptiche parole, diviene una sorta di salvatore al tempo stesso naturale e sovrannaturale: nelle credenze popolari filippine, gli elementi son sempre personificati, come già mostrato in From What Is Before dello stesso Diaz, e così la tempesta, almeno nei sottotitoli ufficiali inglesi, non è "it" ma "he".