La La Land

Opera seconda del talentuoso Damien Chazelle, La La Land è non solo un musical. In primo luogo è una sorta di sequel spirituale -o, se vogliamo, di evoluzione ed approfondimento- di Whiplash: sulle note frizzanti della musica jazz, il regista riprende quell'amara riflessione sul tema dell'ambizione e del sogno cominciata con il film di debutto. L'impostazione che Chazelle dà alla narrazione potremmo chiamarla "post-romantica": il musical, genere che non di rado ruota attorno a storie d'amore con lieto fine (fatte le dovute eccezioni, come lo struggente Dancer in the dark di Von Trier o l'anti-musical di Lav Diaz Season of the devil), qui viene usato per mostrare l'amore come forza rinvigorente, sì, ma anche come ostacolo, sofferenza, limite. Come leggere, altrimenti, il sublime finale di La La Land, se non come una traduzione in immagini della massima di Boniperti "vincere non è importante, è l'unica cosa che conta"? L'amore tra Ryan Gosling ed Emma Stone che attraversa il film è lo strumento attraverso il quale i loro personaggi si muovono verso il proprio obiettivo (dare vita ad un locale di jazz, per lui, e diventare un'attrice di successo, per lei). 

Ma c'è un ma. E questo ma è lo sguardo che i due si scambiano sul finale.

Lo sguardo del post-romanticismo.