La chatte à deux têtes

Il fascio di luce che fende il buio della sala cinematografica è il confine che separa l'essere umano dal mero-corpo. Attraverso il linguaggio fortemente materico, organico e umorale della New French Extremity (una lingua il cui vocabolario è composto dall'estrema violenza di, ad esempio, À l'interieur e Martyr quanto dall'abisso umano di D'Agata e Grandrieux), Nolot sembra quasi anticipare la desolazione della sala ritratta in Goodbye, Dragon Inn di Tsai Ming-Liang.La luce e le tenebre del luogo-cinema sono teatro dei due aspetti dell'essere umano. Mentre la pellicola di La chatte à deux têtes ("La fi*a a due teste") riempie lo schermo, il pubblico presente nella sala in cui il film di Nolot è ambientato si abbandona alla disinibizione ed alla promiscuità (resa ancor più ambigua dalla natura stessa dei rapporti che vengono a crearsi: uomini che guardano un film porno etero praticano -o si fanno praticare- sesso orale e quant'altro da altro uomini e da travestiti); ma, non appena il proiettore si inceppa, il film s'interrompe e le luci della sala si riaccendono, ecco che gli astanti si nascondono, chi dietro un giornale, chi con una mano davanti al volto: riacquistano un pudore, quel pudore che, sembra suggerire Nolot, separa il mero-corpo dall'individuo.