Heremias, book one: the legend of the Lizard Princess

Il primo, vero capolavoro firmato Lav Diaz, una poesia di 9 ore per celebrare la morte definitiva della fiducia nel genere umano. Se è vera, in generale, la massima latina "homo homini lupus", lo è ancor di più in questo film.L'essere umano è una creatura malvagia, nata solo per scopi egoistici e per fare del male all'altro. Questo altro è, nel film, l'eponimo venditore che, alla ricerca di chi gli abbia rubato il bue e distrutto il carro, uniche sue fonti di guadagno (impossibile non ripensare, in questo caso, a Ladri di Biciclette di Vittorio De Sica), si ritrova sperduto in un mondo senza speranza e, soprattutto, senza giustizia.La polizia gli volta le spalle; i suoi amici vogliono aiutarlo a ripartire, proponendogli di comprare un nuovo bue e di costruire un nuovo carro, ma Heremias non vuole questo: lui vuole giustizia.E la giustizia crolla definitivamente sotto i colpi dell'egoismo umano quando il protagonista denuncia dei giovani teppisti, avvisando un poliziotto di averli sentiti organizzare un rapimento di una ragazza con stupro e assassinio. Inutile dirlo, il poliziotto gli intima di andarsene, ignorando completamente la questione, perchè il "leader" della gang è figlio di un uomo importante e pericoloso nel villaggio; il prete a cui Heremias si appella, si rifiuta di aiutarlo, limitandosi a dire che pregherà ed invitando anche il povero venditore a fare altrettanto.La fede, dunque, ultima spiaggia della giustizia. Ma si sà, la fede è questione assai arbitraria. Heremias fa un patto con Dio: vagherà e non mangerà per 40 giorni, fino alla morte, se Dio salverà la ragazza. Ma noi non sapremo mai come andrà a finire. Dio è silenzioso. Ammesso che esista.