Goodbye, Dragon Inn

Un film lapidario. Goodbye, Dragon Inn è il funerale del cinema, la messa da requiem che Tsai Ming-liang dedica alla settima arte. Tutto si svolge in un cinema che, prossimo alla chiusura, proietta il suo ultimo film: Dragon Inn di King Hu. La sala è enorme ma quasi deserta. Poche figure solitarie occupano le rumorose poltrone, quasi disinteressate al film di Hu. Tra di loro, anche Miao Tian e Jun Shi, vecchie glorie del cinema di lingua cinese che hanno recitato proprio in Dragon Inn e nel capolavoro A Touch of Zen (Miao, tra l'altro, ha più volte interpretato il padre di Lee Kang-sheng in diversi film di Tsai), i quali si incontreranno fuori dalla sala, finita la proiezione, realizzando la morte della settima arte: "Nessuno viene più nei cinema. E la gente si è dimenticata di noi."
Intanto, mentre le immagini sullo schermo scorrono, altre figure senza nome girano per il cinema: un turista giapponese in cerca di avventure omosessuali, la bigliettaia in cerca del proiezionista. Proiezionista, interpretato dal solito Lee Kang-sheng, che non appare quasi mai, durante la scarsa ora e mezza di film: il cinema è abbandonato anche da chi di cinema vive. Solo alla fine appare in scena e, durante questa sua breve presenza, esegue due azioni che, per quanto ordinarie e banali, assumono nell'ecosistema di Goodbye, Dragon Inn un significato tragico: riavvolge la bobina, sputandoci sopra il fumo di sigaretta, e chiude la saracinesca della struttura, cala il sipario sul cinema.
Tsai Ming-liang si mostra infinitamente pessimista circa il futuro della settima arte ed il finale del film, unica scena all'aperto, è emblematico. La pioggia, frequente co-protagonista dei film di Tsai, assume in questa scena conclusiva, unica ambientata all'aperto, un nuovo significato: il pianto del mondo al funerale del cinema.