Drunken Master

C'è poco da fare: i film di Jackie Chan raramente deludono, specialmente quelli del periodo in terra hongkongese. Sebbene lo stile che avrebbe poi caratterizzato e fatto esplodere il simpaticissimo Chan, ovvero le coreografie "ambientali", per così dire, quelle basate sull'utilizzo di oggetti di scena (penso a Twin Dragons di Ringo Lam e Tsui Hark o ai film del periodo americano con Owen Wilson), in Drunken Master non sia così preponderante, con un maggior ricorso a coreografie tradizionali, alle quali il buffo artista marziale aggiunge sempre un pizzico d'ironia, pur sempre spettacolari e divertenti.
La trama, non particolarmente originale nè molto ben sviluppata, passa in secondo, se non terzo, piano e non inficia molto il valore del film, che resta un'opera da recuperare assolutamente. In fondo, guardare un gongfupian per la trama è come guardare un porno per imparare l'alfabeto: più di "ah" o "oh" non si apprende; così nei film di kung fu raramente le trame si sviluppa al di là di binari prestabiliti e già noti (pur con le dovute eccezioni).