Recensione di   Enrico Vigorito Enrico Vigorito

White Building

(Film, 2021)
DirectionScreenplayScenography

C’è un pezzo di mondo che per la furia di voler troppo correre rischia di essere spazzato via. Migliaia sono i White building fatiscenti al posto dei quali dovrà sorgere un grande grattacielo: è che bisogna crescere più in fretta, sempre più in fretta. Forse i giovani possono adattarsi (a stento) ma le generazioni precedenti cadono nel dimenticatoio, derelitte. In questo film è descritta una Cambogia che rappresenta un’umanità in cui qualcuno cerca di salvarsi rincorrendo un sogno (l’Europa lontana), ma c’è chi resta e nel frattempo è tormentato dagli incubi, ha paura per i propri cari, in un limbo tra tradizione e innovazione che in certe aree del sud est asiatico rischia di provocare un deserto sociale. Il coproduttore è lo stesso Jia Zhang-ke, regista di Al di là delle montagne, magistrale nel descrivere fino a che punto la modernizzazione è in grado di distruggere l’identità di un paese, ed in alcune scene campeggia la stessa desolazione, la stessa vana ricerca del profitto attraverso lo sviluppo. Anche in questo film del passato restano solo le vestigia.  La tradizione non può guarire le malattie meglio di un medico specializzato, e la campagna non può rappresentare una nuova casa per chi ha sempre vissuto in città. Non si torna indietro, eppure il finale lascia quasi pensare ad altro: gli anziani terminano la loro vita più a contatto con la terra, i giovani in cerca di fortuna e di una nuova casa. Appuntamento alla prossima demolizione (?)…