Recensione di   Emiliano Baglio Emiliano Baglio

La tour

(Film, 2023)

La tour/Lockdown tower

 

Improvvisamente una torre/condominio con più di 150 nuclei familiari si ritrova circondata da una coltre nera che uccide chiunque cerchi di attraversarla.

La tour, prima incursione nel cinema di genere per Guillaume Nicloux, richiede certamente una sospensione dell’incredulità totale.

Il fatto è che durante la visione lo spettatore non si pone domande ma è totalmente prigioniero di questo ritratto apocalittico di un microcosmo che scivola nella barbarie più totale; ma appena il film finisce, inevitabilmente cominciano le domande alle quali ognuno può aggiungere le proprie.

Personalmente la cosa che più mi ha dato fastidio è il fatto che ad un certo punto alcuni dei sopravvissuti si dotino di armi utilizzando delle batterie di automobile che chissà da dove provenivano.

Allo stesso modo ci si può chiedere come sia possibile che il palazzo continui ad avere acqua e luce o cosa accada all’esterno di esso.

In realtà però tutto questo non conta perché la discesa nell’orrore e nel ventre brutale che ognuno di noi nasconde è totale ed il disfacimento della società viene descritto con una brutalità che, sebbene spesso sia lasciata fuori campo, non lascia spazio alla speranza.

Intorno a noi tutto è buio, come intorno a questo condominio improvvisamente condannato a non avere più contatti con l’esterno.

Ecco allora che tocca in qualche modo riorganizzarsi per sopravvivere e La tour diventa, anche, una metafora perfetta del fallimento del sogno di una società francese multiculturale.

Neanche per sogno, gli arabi con gli arabi; i neri con i neri, i bianchi con i bianchi e via ad ammazzarsi l’uno con l’altro.

Gli anni passano ed ogni barlume di civiltà scompare sino a ripiombare in uno stato primitivo ed animalesco.

La necessità primaria, ovviamente, è il cibo e tutto torna utile.

Dagli animali domestici che devono sfornare figli con i quali sfamarsi sino ad un sinistro guru vudu che mette su una sorta di culto messianico in cui un ruolo fondamentale hanno le donne, eternamente incinte potete immaginare con quale scopo.

Il resto è degradazione, sporcizia, sopraffazione e violenza mentre il buio sale di piano in piano.

Resta solo una flebile fiammella di un fuoco in una stanza in rovina, una donna che narra una fiaba ad un bambino il quale, come i nostri progenitori, lascia una traccia di sé attraverso dei disegni su di un muro, novelle pitture rupestri di una civiltà andata in malora della quale non resta nulla.

Meraviglioso e devastante.

EMILIANO BAGLIO