Recensione di   Emiliano Baglio Emiliano Baglio

Inshallah a Boy

(Film, 2024)

Nawal (Mouna Hawa) è appena rimasta vedova. Ben presto si troverà a fare i conti con la società sessista, maschilista e patriarcale che la circonda, tra parenti codardi (il fratello) o avidi (il cognato) e con i segreti del marito.

Inshallah a boy, primo lungometraggio del Giordano Amjad Al Rasheed, reduce da ben due premi vinti all’ultimo Festival di Cannes (Premio Rail d’Or e Gan per la distribuzione) è un ritratto al femminile della Giordania di oggi che allarga il suo sguardo al mondo.

Rimasta sola Nawal dovrà fare i conti con la realtà.

Innanzitutto con i segreti del marito, tra quel cellulare che squilla in continuo ma al quale poi, dall’altro capo del telefono non risponde nessuno sino al lavoro lasciato mesi prima.

Non avendo un figlio maschio, la donna sarebbe costretta a dividere l’esigua eredità con il cognato Rifqi (Hitham Omari), il quale non sembra farsi scrupoli nel richiederle, tanto alcune rate inevase per l’acquisto di un pick up da parte del defunto marito, quanto la custodia della piccola Nora che arriverà persino a sottrarre con la forza alla madre.

Ci sono solo due possibili soluzioni.

La prima è trovare un nuovo marito ed un pretendente ci sarebbe pure, il suo collega Adnan che insieme a lei si occupa di un’anziana signora paralizzata.

L’altra è avere un figlio maschio e ben presto la donna si convince proprio di essere incinta del defunto marito.

Tuttavia non bisogna fare l’errore di credere che il destino che attende Nawal sia figlio della sua disagiata situazione economica.

L’intera società giordana viene descritta come patriarcale in ogni suo aspetto, dalla legge che non tiene conto della difficile situazione di Nawal, alla burocrazia spietata nei confronti di una donna vedova.

In tal senso il destino di Nawal è accomunato a quello di Lauren (Yumna Marwan), nipote della signora presso la quale lavora e dunque appartenente ad una classe sociale più elevata.

Sebbene Lauren predichi la libertà e l’autodeterminazione ed accusi sempre il suo paese di essere fermo al Medioevo, anch’essa è prigioniera delle regole sociali, intrappolata in un matrimonio con un uomo che la tradisce in continuazione.

Le due donne finiranno per aiutarsi a vicenda, suggellando una sorellanza che pare l’unica alternativa al maschilismo imperante.

Più passa il tempo e più aumentano guai e difficoltà per Nawal, più la donna comincia a covare una frustrazione esasperata ed impotente.

Comincia così per lei un vero e proprio percorso di presa di coscienza che la porterà a rifiutare le facili soluzioni e le regole che le vengono imposte.

Inshallah a boy è un gioiello coronato da un finale splendido, mentre già scorrono i titoli di coda; ed è lo sguardo carico di orgoglio di Nora che spia la madre dalla finestra mentre questa compie il primo passo verso la libertà e l’autodeterminazione.

EMILIANO BAGLIO