Recensione di   Emiliano Baglio Emiliano Baglio

Vermines

(Film, 2023)

Ad un certo punto la metafora sottintesa in Vermines esplode in faccia al regista Sébastien Vanicek.

Succede verso la fine, quando entrano in campo le “forze dell’ordine” che, senza motivo, si accaniscono contro i poveri protagonisti.

Appare chiaro allora come l’intero film voglia giocare tra la contrapposizione tra il dentro, il microcosmo rappresentato dal palazzo nella quale si svolge la vicenda, ed il fuori.

D’altronde è lo stesso regista, al suo esordio, ad aver dichiarato che il suo intento era quello di offrire un punto di vista diverso sulle periferie francesi, essendo nato a Seine-Saint-Denis, ed avendo vissuto personalmente un esperienza ben diversa da quella spesso rappresentata al cinema.

Non a caso Kaleb (Théo Christine), il personaggio principale, tutto sommato è un bravo ragazzo (o almeno prova ad esserlo) che cerca di tenere pulito il proprio palazzo, evitando l’illegalità e provando a mantenere sulla retta via anche gli altri giovani abitanti del luogo.

Tuttavia la lettura metaforica del film non è certo il suo punto di forza.

Vanicek si prende un minimo di tempo per introdurre tanto i personaggi principali, quanto quei due tre necessari di contorno.

L’intento, appunto, è quello di ribaltare i luoghi comuni sulla banlieu; Vanicek ci mostra una comunità che, sebbene attraversata da problemi e tensioni, è tutto sommato unita e solidale.

Non è un caso che, quando le cose si metteranno male, il primo pensiero del nostro “eroe” sia quello di cercare di salvare i propri vicini.

Accanto a lui troviamo sua sorella Lila (Sofia Lesaffre), l’amico Mathys (Jérôme Niel) e la coppia formata da Manon (Lisa Nyarko) e dal suo fidanzato Jordy (Finnegan Oldfield), amico d’infanzia dello stesso Kaleb.

I quattro, insieme agli abitanti del palazzo, si troveranno costretti a combattere contro un’orda di ragni letali sempre più grandi che, per di più, si riproducono alla velocità della luce.

Non diremo come le simpatiche bestiole finiscano nella periferia di Parigi, per non rovinare la sorpresa.

Fatto sta che, esaurite le premesse e dopo aver chiarito alla svelta le personalità ed i rapporti tra i quattro, Vanicek, per nostra fortuna, preme l’acceleratore e non si ferma più.

Per carità i limiti del budget sono evidenti, soprattutto nel numero invero troppo basso di personaggi, tuttavia il film funziona alla perfezione.

Certo suscitare ribrezzo con dei ragni sempre più grandi e ripugnanti non è poi così difficile, direte voi, ma poco importa.

Rinchiusi nel proprio condominio senza via di scampo il nostro manipolo dovrà fare i conti con degli animali pronti a tutto pur di sopravvivere.

I morti cominceranno a fioccare da tutte le parti e non sarà certo un bel vedere visto che i corpi verranno spesso divorati dall’interno o fungeranno da luogo di cova delle simpatiche bestiole.

Vermines riporta in auge il genere, mai completamente morto, dei film horror basati su animali assassini e lo fa con un b-movie vecchio stile, che seppur viziato dal tentativo di elevarlo a metafora di una condizione sociale, si rivela una perfetta macchina da intrattenimento.

Nulla per cui gridare al capolavoro ma insomma, come si suol dire, avercene di film così che filano dritti come treni regalandoci un po’ di sana evasione senza troppi fronzoli e soprattutto ragni, ragni ed ancora ragni, belli grossi e cattivi.

Gli amanti del genere avranno di che divertirsi.

EMILIANO BAGLIO