Dio esiste e vive a Bruxelles, ha la faccia irresistibile di Benoït Poelvoorde, passa le sue giornate in ciabatte, canotta e vestaglia, abita in uno squallido appartamento dal quale apparentemente è impossibile uscire, ha la televisione sempre accesa solo su programmi sportivi e praticamente si ciba solo di birra.
Visto che si annoia un casino decide di cominciare La creazione partendo dagli animali che però non è che gli diano molta soddisfazione.
A quel punto da vita all’uomo, un Adamo che si aggira nudo per le vie della capitale belga saltellando per vedere il proprio pene (opportunamente censurato) ballonzolare su e giù sino a quando non incontra Eva con la quale comincia a procreare.
Finalmente Dio può dare sfogo a tutto il suo sadismo, inventando leggi che assomigliano molto a quelle di Murphy tipo che la fetta di pane con marmellata cadrà sempre dal lato con la marmellata, o che le sfighe non vengono mai da sole, che il telefono suona sempre quando ti sei appena immerso nella vasca da bagno e che la fila accanto alla tua è sempre più veloce.
Fosse tutto così il nuovo film di Jaco Van Dormael sarebbe un capolavoro di comicità cinica, sulla scia dei Monty Python, di quelle che ti fanno scompisciare dalle risate ma ti fanno anche vergognare del fatto che stai ridendo.
Effettivamente per buona parte della sua durata questo lungometraggio è una continua girandola di invenzioni fantastiche e geniali completamente vanificate da uno svolgimento barocco, ridondante ed ambizioso che crolla miseramente su sé stesso.
La vicenda ha una svolta nel momento in cui Ea, la figlia di Dio, grazie all’aiuto del fratello Gesù (una statuetta che si anima) scopre come fuggire dalla prigione paterna.
Prima però di arrivare nel mondo reale la ragazzina svela a tutti gli umani la data della loro morte tramite sms.
È a questo punto che Van Dormael spara le sue ultime cartucce, mostrandoci le reazioni degli uomini a tale scioccante rivelazione.
Il regista riesce abilmente ad alternare momenti tragici (una madre che scopre che vivrà più del figlio down e tenta di ucciderlo) a nuove trovate comiche che da sole valgono la visione del film (il ragazzo che continuamente sfida la morte non diremo come).
Purtroppo tutto si arena nel momento in cui Ea comincia a cercare i nuovi 6 apostoli.
A questo punto il film deraglia, vuole diventare un grandioso affresco filosofico e morale che, accompagnato da un uso frastornante del digitale e dalla musica classica, ricerca immagini poetiche a tutti i costi con risultati spesso noiosi.
Dio esiste e vive a Bruxelles ha un’ambizione smisurata che lo porta a crollare sotto il peso della sua stessa fragilità.
Peccato perché quando vuole il regista riesce ancora ad imbroccare la strada giusta come nel caso di alcuni dei nuovi apostoli.
Tra donne che sostituiscono il marito con un gorilla (Catherine Deneuve) e bimbi che decidono di diventare femmine, risultano particolarmente azzeccati i personaggi dell’erotomane e dell’assassino ed il meglio lo riserva alla figura di Dio che arrivato sulla terra, a causa del suo essere sostanzialmente uno stronzo, finisce per essere picchiato anche da un prete (in una delle tante indimenticabili scene che costellano la pellicola).
Per il resto, ovviamente, ogni apostolo dovrà ritrovare il senso della propria vita, guidati da Ea e da un barbone, appassionato di Van Damme e Bruce Lee (ennesima genialità) che ha l’incarico di redigere Le tout nouveau testament del titolo originale.
Scelti apparentemente a caso i sei personaggi ben presto scopriranno di essere legati tra loro trovando ognuno una nuova felicità.
Sino al momento in cui la moglie di Dio (Yolande Moreau) non rimetterà tutto a posto prendendo lei il comando mentre Dio finisce esiliato in Uzbekistan in una catena di montaggio di lavatrici.
Si tratta dell’ultimo guizzo di un film squilibrato ma generoso, ambizioso e fragile che avrebbe potuto essere una meravigliosa e strepitosa commedia e che invece finisce col risultare noioso. Un vero peccato perché Van Dormael quando è in stato di grazia riesce a regalarci alcune delle migliori risate degli ultimi anni, in un tripudio di cinismo e politicamente scorretto con momenti che rimangono comunque impressi nella memoria. In ogni caso, onore al merito.