Cosa crede che sparassero? Coi cannoni carichi a mortadella?

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Terzo capitolo della saga di Don Camillo e Peppone. Siamo nel 1948, l’Italia è in fermento per le imminenti elezioni. Mentre a Brescello si sta costruendo un monumento alla pace, i membri della sezione locale del Partito Comunista sono in subbuglio: Peppone ha deciso di candidarsi a deputato.
Ma la strada per la Camera dei Deputati non è affatto facile. Prima di essere eletto Peppone dovrà sostenere l’esame di quinta elementare.
La trama prosegue mettendo sempre in risalto il legame tra Don Camillo e Peppone, legame fatto di scontri, divergenze politiche e, al tempo stesso, di una profonda amicizia. La loro rivalità, spesso espressa attraverso divertenti confronti fisici e battute taglienti, si svela pian piano come una forma di affetto mascherato. Nonostante le divergenze ideologiche, i due protagonisti sono uniti da un legame indissolubile che va oltre le barriere politiche e religiose.
Alcuni dialoghi tra i due protagonisti raccontano chiaramente questo loro rapporto, come lo scambio di battute quando i due si trovano a doversi liberare, a notte fonda, di quello che lo stesso Don Camillo definisce “una colomba della pace che invece di tubare spara!”, riferendosi ad un carro armato che è stato nascosto durante la ritirata delle truppe tedesche dall’Italia:


Peppone: Mi dia quella lampada!
Don Camillo: Be', compagno comandi come un padrone capitalista, guarda che ti denuncio alla cellula veh.
Peppone: Se fossi il suo padrone lei peserebbe venti chili di meno!
Don Camillo: Ah sfido, non mangerei che correnti d'aria!
Peppone: No, la farei lavorare, lei non lavora che con la bocca: oremus, vobiscum... non si fa certo venire il mal di reni lei, eh?
Don Camillo: Mo stai zitto, ma tu non ti fai certo venire il mal di testa veh, buono a niente!


Come per i film precedenti (e anche per gli altri girati successivamente) "Don Camillo e l'Onorevole Peppone" è molto più di una semplice commedia; è un viaggio attraverso l'umanità, la tolleranza e l'importanza di trovare terreno comune nonostante le differenze, e rimane uno splendido spaccato di uno stile di vita che oggi non c’è più