Non c'è dubbio: ci troviamo di fronte all'ennesimo biopic che racconta l'ennesimo miracolo americano dove tutto è possibile e chiunque può farcela nella terra delle opportunità che sono gli Stati Uniti. Un'opera edificante e totalmente allineata che poco spazio lascia a qualsiasi forma di creatività. 

La particolarità è legata  al fatto che il ritratto edificante non è di chi diventerà campionessa, ma di chi sin dall'inizio ha creduto nelle capacità e ha investito tempo e fatica per renderle uniche. Una sorta di film sulla fede incondizionata nei confronti delle capacità dei figli. Un'opera che racconta anche l'importanza dell'educazione, cosa che viene predicata dal protagonista per tutto il film. 

Protagonista assoluto è Will Smith in un ruolo cucitogli addosso per mettere in evidenza le sue doti più istrioniche. Disegna un Richard Williams costantemente sopra le righe e sicuro di sé nel bene e nel male. Certo più luci che ombre, ma per un film edificante è normale anche se nella stagione dei premi sembra sopravvalutato. 

Per il resto il film ha poco altro da dire. Procede in modo del tutto prevedibile senza grossi sussulti né nella trama né nella regia. Un compitino svolto senza troppa ispirazione. 

Già protagonista della stagione dei premi King Richard è un film che scorre leggero sullo schermo. Intrattenimento semplice che non richiede grande sforzo per lo spettatore. Simpatico, adatto ai fun di Will Smith e a quelli delle sorelle Williams, gli altri possono tranquillamente vedere altro.