Chi segue il cinema d'autore non può non conoscere il cinema dei fratelli Dardenne e Tori e Lokita ne è la loro summa sia stilistica che tematica. 

I fratelli belgi da sempre raccontano i drammi sociali della nostra quotidianità senza fare sconti a nessuno. Il loro occhio attento ed indagatore va a scovare le contraddizioni e le ingiustizie: le analizzano in modo preciso e dettagliato mostrandole senza remore. Tori e Lokita ne è l'ennesimo, bellissimo, esempio. 

Il racconto dell'immigrazione in Belgio e della difficile partita di chi cerca di ottenere un permesso di soggiorno per iniziare una nuova vita è raccontato pedinando con la macchina da presa i due giovani protagonisti e il loro dibattersi nella legalità e nell'illegalita. Un vortice costrittivo che toglie l'aria scena dopo scena. Oppressi i protagonisti con la camera, ma al contempo con la sceneggiatura. In questo modo i due registi restituiscono in maniera magistrale gli stati d'animo dei protagonisti. 

Due giovani attori non professionisti regalano la loro spontaneità ai personaggi rendendo Tori e Lokita un film vero nonostante il cinema dei Dardenne sia sempre a tesi e questo possa in alcuni casi inficiarne la credibilità. Vero per vero senza se e senza ma, anche se per la prima volta concedono qualcosa allo spettacolo e all'azione. 

Passato in concorso all'ultimo Festival di Cannes dove ha vinto il Premio Speciale del 75esimo anniversario è un bel dramma che andrebbe mostrato nelle scuole. Necessario, ma allo stesso tempo coinvolgente. Può causare sofferenza allo spettatore, ma è doverosa. In due parole da vedere.