Di fronte ad un'opera come The square ci si sente piccoli. Ostlund gioca coi suoi spettatori, li provoca, li stordisce e li accusa in due ore di pellicola al vetriolo.

Si parte con una critica/riflessione sull'arte moderna poiché il protagonista è il direttore di un museo di arte contemporanea. Mano a mano però l'occhio critico si sposta dall'arte all'uomo. Uomo che Ostlund ritrae sempre in modo gretto. Come già in Forza maggiore il protagonista è accecato dal suo egoismo innato ed intrinseco che lo porta a fare scelte sbagliate, a commettere gravi errori per correggerne altri in un vortice involontariamente autodistruttivo.

Anche i migliori propositi spesso dettati dalla voglia di ben apparire in società non fanno che trasformarsi in disastri e il senso di superiorità non si mitiga nemmeno di fronte ad un bambino.

Il risultato è buono, ricco di spunti riflessivi con una regia attenta e a tratti documentaristica associata all'utilizzo della musica molto importante e cadenzato. Quella che nasce come una commedia si trasforma poco a poco in un dramma. Al giorno d'oggi trovare un film e un regista con una tale capacità di racconto è difficile anche se a volte risulta un po' troppo cerebrale e freddo.

The square ha comunque vinto tra le polemiche la Palma d'oro allo scorso Festival di Cannes ed. Ha ottenuto la nomination all'Oscar per il miglior film straniero. Sicuramente non un film per tutti i palati, ma da vedere.