Recensione di   Diego Cineriflessi Diego Cineriflessi

Il caso Goldman

(Film, 2023)

Che fatica essere innocenti!

Dopo Saint Omer e Anatomia di una caduta arriva dalla Francia un nuovo film giudiziario. Più del film di Alice Diop Il caso Goldman è completamente ambientato in un aula di tribubale con un'unità di luogo degna di uno spettacolo teatrale. 

Kahn mette in scena quello che è stato uno dei processi più importanti dello scorso secolo in Francia. Un duplice omicidio affibbiato ad un ebreo di estrema sinistra plurigiudicato che era un ottimo colpevole designato. Una condanna all'ergastolo in primo grado, ma il rinvio alla corte dopo il secondo processo. Qualcosa non tornava. 

Kahn si affida ad una sceneggiatura caustica che poco per volta svela i risvolti poco chiari dell'accusa. In un continuo dibattimento tra accusa e difesa sono le frasi dell'imputato pronunciate senza rete, spontanee e rischiose a risvegliare il film. Un'opera da camera che trova respiro con montaggio ritmato e via via sempre più frenetico all'inseguimento dei personaggi. 

Su tutto poi giganteggia l'interpretazione di  Arieh Worthalter, che relegato nell'angolo degli imputati, conquista la scena con sguardi di fuoco e esplosioni di disappunto furiosamente credibili. Con sicurezza tratteggia un personaggio strabordante nel bene e nel male. 

Il caso Goldman è un film politico che non teme di parlare di pregiudizi e di come la società etichetti in modo troppo veloce le persone. Si può sempre trovare qualcuno che abbia la faccia e la storia per essere un ottimo assassino, anche se non lo è. Nella realtà il caso fece scomodare molto intellettuali francesi dell'epoca e l'epilogo che viene solo scritto sullo schermo prima dei titoli di coda è  inquietante.  Il film manca però di mordente nella prima parte. Ma quando ingrana, forse un po' troppo tardi, travolge.