Pablo Larrain aveva già raccontato in modo sublime uno scorcio di vita di Jacqueline Kennedy in Jackie. Un'altra principessa triste colta nell'apice della sua tragedia. Lì il film si arricchiva di riflessioni sulla vita e sui grandi sistemi in modo davvero interessante.

Purtroppo in Spencer il lato privato della tragedia prende il sopravvento. Larrain non riesce a rendere universale la solitudine e il dolore di Diana. Il suo personaggio resta impigliato in quell'immagine che da sempre i media hanno caricato di costruirle attorno. Persino gli inserti fanta-orrorifici di Anna Bolena risultano fuori posto e poco ispirati.

Certo il regista cileno non ha perso la mano e la sua capacità di costruire immagini suggestive e stilisticamente belle resta innegabile. Il dialogo tra Carlo e Diana al tavolo da biliardo è da manuale, la volontà di trasmetterci un senso di costrizione è riuscita... Eppure senza un vero sviluppo drammatico anche Larrain cade.

Kirsten Stewart nonostante le numerose nomination a premi importanti e gli sforzi profusi non risulta completamente convincente. Manca lo spessore e probabilmente la maturità per reggere un ruolo del genere. Anche il resto del cast non può brillare nella prigione emotiva costruita da Larrain.

Passato in concorso all'ultimo Festival di Venezia è innegabile che il film abbia deluso critici e pubblico. Effettivamente purtroppo spesso gira a vuoto e dietro all'ottima eleganza formale resta poco altro.