Ed ecco il film che non ti aspetti da Audiard. Diventato famoso a livello internazionale con Il profeta, e capace di opere crude come Sulle mie labbra e Un sapore di ruggine ed ossa si abbandona ad un racconto di passioni ed amori davvero inaspettato da parte sua.

Anche in questo frangente però il suo cinema regge. In un bianco e e nero che amplifica l'effetto straniante causato dal complesso di appartamenti de Les Olympiades costruito negli anni sessanta dello scorso secolo e divenuto popolare tra i cinesi di Parigi, luogo che dà il titolo in originale al film, si dipana la storia di 4 ragazzi. Nulla di particolarmente originale, ma un levità di racconto che immerge lo spettatore pscena dopo scena nella vita di questi ragazzi.

Audiard non eccede mai in sentimentalismi, ma riesce a girare un film romantico. Parigi, 13arr. è la dimostrazione che si può raccontare l'amore senza per forza essere mielosi. Anzi la vita reale segue strane strade e usa spesso situazioni ben lontane da quelle a cui il cinema ci ha abituato e Audiard riesce proprio a raccontarci questo.

Un cast di volti poco conosciuti aiuta a rendere un effetto gente comune. Brava Lucie Zhang che ha sulle spalle il personaggio più complesso; decisamente in parte Makita Samba come vero oggetto del desiderio della pellicola. Tutti a definire il caleidoscopio umano che è oggi Parigi.

Passato in concorso all'ultimo Festival di Cannes Parigi, 13 arr. ha in parte deluso i fan di Audiard abituati a un cinema più duro. La sua mano però resta e nonostante qualche piccola sbavatura, l'uso dello split screen è abbastanza inutile ad esempio, si esce dalla sala soddisfatti della visione. Ultimo punto a favore un'interessante colonna sonora.