Doppia vita

Gli amori dei film di Haynes sono sempre scabrosi e osteggiati come quelli dei bellissimi Lontano dal Paradiso e Carol. Non fa eccezione quello di May December tra una donna di 36 anni e un ragazzino di 13, eppure questo rapporto così inaccettabile porta a dei figli e a un matrimonio. 

Haynes, come già in Lontano dal Paradiso riproduce le immagini e le riprese al periodo storico in cui si svolgono gli eventi. May December proietta sugli schermi la sgranatura delle pellicole di fine millenio e ammanta con una calda fotografia coinvolgente. 

L'asso nella manica della pellicola però è  il continuo equilibrio che riesce a tenere tra melò e thriller. La cornice della trama rappresentata dall'attrice che riporta in vita la protagonista da giovane permette di creare un gioco di rimandi, di specchi, anche reali, e di ridondanze che soffocano il coprotagonista maschile, alla ricerca della sua crescita personale, ancora racchiuso in un bozzolo. 

Ottimo il cast guidato da una Natalie Portman che si annulla scena dopo scena scomparendo in Julianne Moore a cui sono lasciate le scene clou. La vera sorpresa arriva però da Charles Melton che con i soli sguardi riesce a raccontare il mondo interiore soffocato di un uomo. 

Passato a Cannes senza troppi clamori arriva sui nostri schermi e stupisce sin dalle prime scene. Con strizzate d'occhio a De Palma e un gioco di ridondanze esplicitate nella scena finale Haynes in realtà ci regala un film ipnotico da godersi fino all'ultima scena.