Rigoroso, ma meno ispirato


È un cinema rigoroso quello di Schrader: lo è sia nella forma che nei contenuti. Come già il precedente Il collezionista di carte tutto parte da un protagonista tutto d'unpezzo, freddo e duro che deve fare i conti col suo passato e i suoi rimorsi.

È un cinema che cerca la catarsi e che non cerca mai di dimenticare gli errori che si è commesso. Con estremo realismo Schrader ci tiene a sottolineare che siamo quello che abbiamo fatto in passato. Tutto cambia i personaggi, ma niente si può cancellare. Mai.

Il maestro giardiniere ribadendo la poetica del regista risulta esageratamente trattenuto, più del suo protagonista, e lo sviluppo della trama a tratti troppo meccanico. Sembra meno ispirato di alcune opere precedenti ed è un peccato.

Certo la sicurezza registica e la messa in scena così geometrica funziona. Lo sguardo della cinepresa è sempre tagliente e rivelatore e per il cinema d'oggi non è poco. A questo si aggiungono scelte di casting sempre impressionanti a partire da una Weaver impeccabile.

Per questo Il maestro giardiniere è un film riuscito, forse meno accattivante, basti vedere la scena di speranza che questa volta risulta meno visionaria e sorprendente, ma da vedere. Il cinema classico americano esiste ancora e Schrader continua ad esserne un degno cantore.