L'eccezionale mediocrità

Ci troviamo di fronte al film più folle e coraggioso di fine millennio. Il regista, all'epoca buona promessa del circuito indipendente americano, si getta nella realizzazione di un'opera fiume di quasi 3 ore che racconta la vita di nove personaggi che si sfiorano o si scontrano in una giornata che si rivelerà per tutti campale.

Così arriva la consacrazione per Paul Thomas Anderson. Grazie alla sua regia e al montaggio incalzante è un film che cattura e trascina negli abissi dei comportamenti umani. Difficile guardare con occhio benevolo gran parte dei personaggi ossessionati o dai soldi o dal sesso, ma allo stesso tempo impossibile restare indifferenti perché questi personaggi rispecchiano il buono e il brutto di ognuno di noi, la nostra voglia di ottenere il meglio senza dare il meglio in un mood di mediocrità imperversante.

Incipit folgorante con la scelta di casi di morte giuridicamente pazzeschi… Perché tutto è possibile. Questo il claim del film che solo nella scena finale, che gran parte di voi conosceranno, si esplicita. Una scena folle che accomuna ed uguaglia tutti, ricchi, poveri, buoni, cattivi. Un cataclisma imprevedibile, ma non un giudizio morale, solo una cosa che doveva succedere.

Cast da urlo che consacrò una generazione di attori indipendenti come Julianne Moore, con cui aveva già lavorato in Boogie nights, Philip Seymour Hoffman compianto talento indiscusso e uno dei suoi attori feticcio, John C. Reilly alle prese col personaggio meno controverso più un Tom Cruise in una delle sue ultime uscite dal cinema mainstream che in fondo gioca con la sua caricatura.

Opera imperdibile che è rimasta nella memoria collettiva e girata da un regista che dopo ci regalerà altri capolavori assoluti come Il petroliere o Il filo nascosto. Imperdibile