Prima de La sottile linea rossa il filosofo Terence Malick girava solamente film ogni 10 anni. Ed ogni suo opera era attesa in modo febbrile dal mondo dei cinefili e dagli attori che facevano la fila per parteciparvi. Mentre dal 2011 a oggi ha girato almeno 8 lungometraggi perdendo purtroppo in qualità.

La sottile linea rossa è un film ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, ma la protagonista non è l'azione bellica che procede per scossoni, ma i pensieri e le riflessioni dei soldati. Uomini che lottano per un pezzetto di terra senza neanche sapere il perché, che lottano tra il nemico e la paura innalzando preghiere al cielo in modo più o meno consapevole. Siamo di fronte ad un'opera panteistica in cui Dio è presente in ogni cosa così come il suo amore.

Analogamente a quello che sta succedendo oggi, mentre l'uomo si dibatte per sopravvivere, la natura prosegue il suo corso, amorevole e brutale come sempre con o senza uomo, perché il serpente continua a strisciare e le liane continuano a muoversi al vento e ad avvolgersi ai tronchi.

Malick si avvale di una fotografia impressionante, capace di usare la luce naturale tra le foglie e nelle foreste per creare un pathos metafisico che associato alle riflessioni dei protagonisti e ad una colonna sonora avvolgente crea una preghiera universale verso un essere superiore. I raggi di sole che arrivano all'acqua sul fondo della foresta equatoriale fendono l'anima.

Probabilmente non adatto a chi cerca un film bellico d'azione, ma una vera opera d'arte con vette difficilmente replicabili e raggiungibili. Non si può perdere anche se da vedere con la voglia di concentrarsi e riflettere seriamente e serenamente. Lasciate perdere il cast, stratosferico, ma che nella maggiorparte dei casi compare per pochissimi minuti, e fatevi trascinare dal flusso del film e rimanendo nel mondo dei filosofi 'panta rei' .