Un coro greco di uomini che scandaglia la vita di una giovane ragazza trovata morta in un piccolo paesino delle Alpi francesi. Come in un'indagine però l'obiettivo di Moll restringe sempre di più il campo fino ad arrivare ad una voce sola, quella del Capitano Johan, poliziotto a cui questo omicidio ha sconvolto le notti e il sonno.
Ne risulta un'opera di rara intelligenza e profondità, un canto sulla difficile convivenza tra uomo e donna, sulle differenze e sulle immancabili incomprensioni che ne nascono e che porta a chiedersi se sia giusto che gli investigatori siano sopratutto maschi visto che i reati vengono compiuti soprattutto da maschi.
La notte del 12 è un caleidoscopio che moltiplica i punti di vista, moltiplica gli stili di vita e moltiplica i giudizi, anche quelli morali, al punto di mascherare l'oggettività dei fatti e rendere il caso irrisolvibile. Moll, infatti, non gioca sporco, ce lo dice sin dall'inizio che il film si ispira ad un cold case e chiaramente la sua non è una ricerca di un colpevole, ma l'analisi di una società, l'analisi di pregiudizi e di manchevolezze incancrenite. Nonostante tutto questo il film è lontano da quel femminismo spicciolo stile #metoo che ha caratterizzato molte pellicole recenti e si chiede quanto una visione troppo maschilista possa intorpidire le acque.
Con un cast tecnico eccellente guidato da un ottimo montaggio che ben mixa voci e tempi e una fotografia dai toni grigi, ma non cupa, che ben racconta i nostri tempi Moll ci porta in questo labirinto e ci disperde con un unica guida, il compassato ma mai domo Bastien Boillon, viso che faremo difficoltà a scordare.
La notte del 12 pur partendo come un film di genere presto se ne discosta per andare a lavorare su altri piani. Ha uno sguardo originale sulle forze di polizia, rese umane, fallibili sia nel privato che nel pubblico, ma non per questo brutte e cattive, critica lo Stato e la carenza di fondi, vedesi le stampanti mai funzionanti, ma poi ci presenta un giudice istruttore pronto a tutto. Insomma non un film di bianchi e neri e questo conquista sin dall'inizio. Vedetelo
Ne risulta un'opera di rara intelligenza e profondità, un canto sulla difficile convivenza tra uomo e donna, sulle differenze e sulle immancabili incomprensioni che ne nascono e che porta a chiedersi se sia giusto che gli investigatori siano sopratutto maschi visto che i reati vengono compiuti soprattutto da maschi.
La notte del 12 è un caleidoscopio che moltiplica i punti di vista, moltiplica gli stili di vita e moltiplica i giudizi, anche quelli morali, al punto di mascherare l'oggettività dei fatti e rendere il caso irrisolvibile. Moll, infatti, non gioca sporco, ce lo dice sin dall'inizio che il film si ispira ad un cold case e chiaramente la sua non è una ricerca di un colpevole, ma l'analisi di una società, l'analisi di pregiudizi e di manchevolezze incancrenite. Nonostante tutto questo il film è lontano da quel femminismo spicciolo stile #metoo che ha caratterizzato molte pellicole recenti e si chiede quanto una visione troppo maschilista possa intorpidire le acque.
Con un cast tecnico eccellente guidato da un ottimo montaggio che ben mixa voci e tempi e una fotografia dai toni grigi, ma non cupa, che ben racconta i nostri tempi Moll ci porta in questo labirinto e ci disperde con un unica guida, il compassato ma mai domo Bastien Boillon, viso che faremo difficoltà a scordare.
La notte del 12 pur partendo come un film di genere presto se ne discosta per andare a lavorare su altri piani. Ha uno sguardo originale sulle forze di polizia, rese umane, fallibili sia nel privato che nel pubblico, ma non per questo brutte e cattive, critica lo Stato e la carenza di fondi, vedesi le stampanti mai funzionanti, ma poi ci presenta un giudice istruttore pronto a tutto. Insomma non un film di bianchi e neri e questo conquista sin dall'inizio. Vedetelo
